“Beata te, tre mesi di vacanze!” Quante volte, noi docenti, ci sentiamo dire questa frase, ahimè!
E la risposta più scontata, immediata, sarebbe: “ Beh, bastano studi universitari, abilitazioni e concorsi pubblici …faccia pure! Poi, c’è la risposta concreta, quella di testa e non di pancia: gli insegnanti usufruiscono, come da contratto e, come tutti gli altri lavoratori, di un totale di 34 giorni di ferie annue, concentrate tutte nel periodo estivo.
E, infine, la risposta di pancia bis (destinata a far uscire dalle corde e a far zittire il potenziale interlocutore), quella di un insegnante che la società vuole sempre più professionale, preparato, aggiornato, attrattivo, supertecnologico,psicologo, animatore, badante, babysitter, assistente sociale e burocrate; quella di un insegnante che, durante tutto l’anno scolastico, si dimena tra adempimenti vari , classi superaffollate, alunni sempre più problematici, certificati e non, e genitori sempre più disattenti e assenti, che vorrebbero figli performanti e ad alto funzionamento, delegando alla scuola l’educazione e l’istruzione della propria prole.
E, intanto, arrivi a fine giugno stremato. Più che ferie, direi periodo di ricostituzione fisica e mentale.
Ma anche quando non lavori, la scuola, gli alunni sono con te …Li ripensi al LIDL quando tra gli scaffali scorgi giochi didattici, pennelli , pennarelli e cartoncini colorati e li acquisti escogitando già le attività da poter fare.
Li ripensi quando ne approfitti per aggiornarti o per spulciare novità dal web.
E pensi a Luca nome fittizio, ovviamente), alunno con ADHD e difficoltà relazionali, a Maria, superdotata ma iperattiva e con atteggiamenti da bulla…” chissà quante ne avrà combinate” ; e agli alunni di quinta primaria ….chissà se il passaggio alla secondaria di primo grado sarà sereno e rilassato”.
Morale della favola: “ Insegnare è bello. Ma non pensate di diventare insegnanti se aspirate solo ai tre mesi di ferie”.
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