Si è molto discusso nei giorni scorsi della proposta dell’Istituto Comprensivo di Salice – Salentino Guagnano del grembiule verde chiaro invece di quello rosa per le femminucce e di quello blu per i maschietti.
Tale iniziativa ha suscitato opinioni contrastanti: da un lato, gli oppositori, contrari all’uniformità della divisa in sè, in quanto limiterebbe l’espressività individuale; dall’altra, i sostenitori, favorevoli al colore unico che potrebbe alleviare, secondo gli stessi, i disagi che alcuni bambini provano nell’identificarsi con un genere specifico.
Gli stereotipi, certo, sono dei muri difficili da abbattere e rappresentano una sorta di chiusura: nel nostro caso, i colori devono identificare, etichettare. Ma è chiaro che se non si ripetesse ai bambini che questo o quel colore è da maschio o da femmina, loro sceglierebbero le tonalità che più amano. Inoltre, studi storici e antropologici hanno rilevato che in alcuni contesti geografici il rosa è stato ritenuto più adatto al sesso maschile in quanto tonalità del rosso, simbolo di forza; e l’azzurro più idoneo al sesso femminile , perché richiama alla mente il velo della Madonna.
L’avvento del marketing di genere ha contribuito, poi, a ribaltare le idee associate a questi colori e ad attribuirne significati opposti.
Dunque, tutto è soggetto ad un’evoluzione continua. Ma non solo colori … nell’ immaginario collettivo esistono anche giochi, sport, scuole e professioni esclusivamente maschili e femminili.
Di conseguenza, si comprenderà, come gli stereotipi culturali possono influenzare seriamente le scelte personali, formative, professionali e sessuali di ciascun individuo e, dunque, vanno abbattuti.
E se il grembiulino verde può essere un utile strumento a tal fine, grembiulino verde sia! Attenzione però: i veri problemi della scuola sono altri (ci ritorneremo prossimamente): sembra quasi un tentativo di distrazione di massa.