Eppure io non voglio smettere di credere che il meglio debba ancora venire perché se muore anche l’ultima speranza di fine estate sono fritta.
Quella del 2024 sarà un’estate che non potrò dimenticare sia per vicissitudini personali che sono diventate vere e proprie battaglie, sia per il caldo torrido che ancora non mi dà tregua e che ho sempre sofferto in modo particolare sin da piccola: infatti da quando sono tornata dal Norde non ricordo una canicola peggiore e più lunga di questa.
Eppure il 2022 ero incinta grossa nei mesi estivi e l’anno scorso avevo un neonato da allattare e svezzare: insomma non sono state estati facili alla mia veneranda età e con convivenze non semplici da tollerare.
Ma, ripeto, questa del 2024 mi resterà impressa per sempre dal momento che sembra non finire mai.
Il caldo mi ha in parte tolto persino la necessità di arrabbiarmi per la politica e le sue nefandezze, per le malvagità subite da più parti, addirittura per la scrittura e la lettura, eterne passioni: con questo non intendo dire che non m’indigni per le brutture che vedo, che sento e che somatizzo, ma come lacrime e sudore le lascio il più possibile scivolare facendole cadere al suolo senza alcun rumore.
Ma poi come si fa ad arrabbiarsi perennemente? Ne vale davvero la pena?
Sono giunta alla conclusione che dopo un po’ sia necessario spegnere l’interruttore cerebrale e spirituale: non per diventare un’ ignava ma semplicemente per salvaguardare ciò che merita la priorità assoluta, nel mio caso me stessa ed i miei tre figli, non uno o due, ben tre!
Allora, a fine agosto, nel giorno di Sant’Alessandro, nome del mio secondogenito che tanto mi somiglia e ancora di più mi fa penare, farò come Μέγας Αλέξανδρος, Alessandro Magno, uno dei miei idoli indiscussi: limiterò la paura e la rabbia.
Infatti Alessandro era davanti al suo esercito, parlava a tutti ma si aveva l’impressione che fosse in grado di parlare a ciascuno dei soldati. Motivava, spiegava le differenze tra l’essere uomini liberi o schiavi, esortava a superare se stessi.
Per tutte una frase merita di essere sottolineata: “Vincete la paura e vi prometto che vincerete la morte”.
E la paura non blocca solo in battaglia, ma anche nella vita e nel lavoro.
Come saggiamente sostenne e mise in pratica il più grande stratega e conquistatore di tutti i tempi, così io mi sono imposta di vincere la paura di non poter dimostrare la mia innocente e verace personalità e la rabbia di venir fraintesa o ingiuriata senza verità e motivazioni.
Annalisa Capaldo