“Mamme, l’assegno per domani, per favore!”… “confermata l’ allerta meteo?” “basta, andrò dal preside, troppi compiti”…solo alcuni stralci di tipiche conversazioni.
Le chat delle mamme sono divenute oggetto di recenti studi sociologici ed antropologici, oltre che contenuti di sketch comici ( perché talvolta si sfiora il ridicolo, l’assurdo e quindi l’ilarità) .
Molti studiosi le definiscono specchio della società onlife e figlia delle fragilità e delle contraddizioni dei genitori contemporanei, che, da un lato vogliono controllare la propria prole 24 ore su 24; dall’altro lamentano la loro iperconnettività.
Il problema delle chat è che molti genitori non si limitano a leggere le informazioni scolastiche o le note dei docenti; c’è chi non capisce bene; chi non è d’accordo, perché tra i genitori c’è sempre quello che ne sa più del docente , del preside o del sindaco ; ci sono i commenti ; i commenti dei commenti su chat parallele ; chi perde l’informazione originaria tra le polemiche…e poi ci si offende, si esce dal gruppo poi si ritorna.
Come per tutte le cose basterebbe un po’ di buon senso ed un uso moderato della chat che può essere utile e funzionale sicuramente.
Ma io che sono un po’ controcorrente, impopolare, forse : propongo l’uso attento del diario da parte dell’alunno che così si responsabilizza e lo scambio di informazioni tra scuola e famiglia attraverso il sito istituzionale e le circolari.
E quindi abolizione dei gruppi whatsapp.
Il patto di corresponsabilità che la scuola chiede ai genitori di firmare all’atto dell’iscrizione ha una valenza significativa. Non delegare alla scuola , ma compartecipare responsabilmente nel rispetto dei ruoli. In breve, fidarsi e affidarsi.
Se le agenzie educative nella post modernità sono alla deriva, scuola e famiglia in primis, insieme alle istituzioni presenti sul territorio, dovrebbero avere come riferimento lo stesso orizzonte di senso.
Ritenersi complici e non rivali.