Sarno è occupata da una popolazione italica che le fonti antiche chiamano Sarrastrae, il cui centro principale è Noukria / Nocera (a meno che queste indicazioni non si riferiscano a una situazione posteriore, cioè al V-IV secolo a.C.). Questo territorio è quindi una sorta di enclave italica tra i grandi poli che costellano lo spazio campano, collegato a Capua e alla Campania etrusca
settentrionale da un itinerario via terra che aggira il Vesuvio da nord, attraverso i grandi centri etruschizzati di Nola, Suessula e Calatia. A partire da Nocera si raggiungevano poi, sempre via terra, il nord della Piana del Sele e Pontecagnano. Lo sbocco marittimo della Valle mette inoltre le comunità che la abitano in contatto con gli insediamenti greci di Pithecusa, sull’isola di Ischia, e soprattutto
Cuma. In questo modo esse sono rapidamente inserite nella grande rete di scambio marittima transmediterranea di cui la Campania è un nodo importante. L’insediamento perifluviale di Longola, a monte di quella che poi sarà Pompei, ha restituito vestigia dell’Età del Ferro in eccellente stato di conservazione, che dimostrano in maniera eccezionale tanto la prosperità dell’economia locale quanto l’apertura alle differenti componenti etniche e culturali caratteristiche della Campania alla fine della protostoria, con lo sfruttamento del ricco territorio agricolo, l’allevamento e le attività artigianali
specializzate, come la lavorazione del bronzo e la produzione di oggetti in osso e in ambra baltica. Le serie ceramiche e i piccoli oggetti metallici dimostrano la varietà dei contatti stabiliti con il mondo etrusco villanoviano, greco campano, indigeno dell’Italia del Sud e anche adriatico. Alcune serie di vasi miniaturistici e
di statuette in terracotta suggeriscono la vivacità delle pratiche religiose. Nella seconda metà dell’VIII e nel VII secolo a.C., le grandi necropoli di San Marzano e di San Valentino Torio indicano la presenza di un importante centro di popolamento, pienamente inserito nel complesso sistema della rete di scambi interni ed esterni che caratterizza la Campania orientalizzante. Le tombe più ricche di questi cimiteri restituiscono, per così dire, un compendio
di tutti i fenomeni di mescolanza, ibridazione e scambi culturali reciproci in atto in quell’eccezionale polo di attrazione mediterraneo che è la regione in quest’epoca. Da una parte, la zona è culturalmente intermediaria tra le facies dell’Età del Ferro dell’Italia del Sud, dell’Italia centrale tirrenica e delle zone interne della Penisola verso l’Adriatico. Dall’altra, si assiste alla compenetrazione
di tre sistemi di pensiero aristocratici concorrenti: il primo, originario dell’Etruria tardovillanoviana e poi dell’Italia centrale tirrenica (Etruria meridionale e Lazio); il secondo, greco tardogeometrico, il cui nucleo regionale è costituito
dalla colonia euboica di Cuma; il terzo, originario del Mediterraneo orientale, trasmesso attraverso una doppia rete fenicia ed euboica tramite gli ambienti aristocratici particolarmente ricettivi di Cuma, Capua e Pontecagnano. Le necropoli orientalizzanti della Valle del Sarno sono eccezionali perché evidenziano chiaramente, in una sorta di enclave italica che prospera tra i due grandi poli urbani che contraddistinguono lo spazio campano (Cuma-Capua
e Pontecagnano), la complessità delle nuove identità aristocratiche che si alimentano di tutti i modelli ideologici esterni che si sovrappongono alle realtà indigene dell’Età del Ferro. Le importanti scoperte effettuate nelle necropoli di San Marzano e San
Valentino Torio non hanno forse ancora trovato un proprio posto nel dibattito scientifico sul fenomeno orientalizzante. Eppure, nella Valle del Sarno del VII secolo a.C. si ritrova tutto il Mediterraneo, come dimostra una piccola selezione di oggetti eccezionali restituiti dalle tombe più importanti: un carro miniaturistico villanoviano, crateri e calderoni euboici, gioielli orientali egittizzanti, parure italiche in ambra, vasi dipinti dell’Italia meridionale, anfore per il trasporto del vino dall’Asia Minore, ecc. Ricchezze paragonabili
a quelle dei complessi funerari più importanti di Pontecagnano (tomba 74 di Montevetrano) e di Cuma (tomba Artiaco 104), tra la seconda metà dell’VIII e 1 Conon FGrHist 26 F 3. l’inizio del VII secolo a.C.del VI secolo a.C.). Un intero mondo mercantile cosmopolita è all’opera: Greci della Campania, ma anche della Sicilia, di Corinto e dell’Asia Minore; Etruschi campani, ma anche di Cerveteri e di Vulci; Italici, infine, che siano Campani,
Latini, Osci o Dauni (come il Dazimos che, intorno al 600 a.C., incide il suo nome su un’anfora di produzione locale rinvenuta a Pitecusa).
Non stupisce che questa fase, segnata da tante grandi trasformazioni
sociali, politiche ed economiche, sia caratterizzata anche da un’ampia ondata di fondazioni, rifondazioni o ristrutturazioni urbane, in Campania come nel resto del Tirreno e, ancora più in là, nel Mediterraneo occidentale e centrale. Pensiamo a tutte le colonie greche fondate intorno al 600 a.C.: le focee Massalia, Emporion e, un po’ più tardi, Alalia e Hyele / Velia; le sottocolonie di
Sibari, e in primo luogo Poseidonia / Paestum; Selinunte e Agrigento in Sicilia; Metaponto sulla costa ionica; Apollonia ed Epidamno, le colonie di Corinto sulla costa dell’Illiria, alle porte dell’Adriatico, ecc. Nel mondo etrusco è l’epoca della riorganizzazione di Volsinii / Orvieto, di Volturnum / Capua e, poco dopo, della
fondazione di Marzabotto, sull’Appennino bolognese.
È questo lo specifico contesto storico in cui va considerata la fondazione di Pompei allo sbocco della Valle del Sarno, più o meno nel momento in cui i sibariti fondano Poseidonia nella porzione meridionale della Piana del Sele. Essa rappresenta l’esito dei processi di trasformazione delle società della Campania alla fine dell’epoca orientalizzante, introducendo le nuove forme di pianificazione
urbana, di organizzazione territoriale e di strutturazione delle reti di scambio terrestri e marittime caratteristiche dell’inizio dell’epoca arcaica.
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