Una vita per la libertà: arriva in libreria questo mercoledì “Gracceva”, biografia della “vita avventurosa” del partigiano che salvò Pertini e Saragat. Il volume è frutto di un lungo studio sulle vicende di Giuseppe “Peppino” Gracceva, conosciuto con il nome di battaglia di “Maresciallo Rosso” e capo militare delle Brigate Matteotti a Roma e nel Lazio.
“Gracceva” è edito da Arcadia Edizioni nella collana di studi storici della Fondazione Pietro Nenni. Stasera il volume è stato presentato, a cura della collega Patrizia Sereno, presso la Biblioteca Comunale di Nocera Inferiore. Tra gli interventi, da rimarcare quello del sempreverde Lino Picca, presidente Anpi Nocera-Pagani.
Il libro porta la firma di Massimiliano Amato, giornalista condirettore della storica rivista “Critica Sociale”, fondata nel 1891 da Anna Kuliscioff e Filippo Turati.
La figura di Gracceva va ad inserirsi tra i protagonisti della lunga opposizione armata alle truppe di occupazione tedesca nella Capitale, dando nei 271 giorni di assedio una prova di straordinario coraggio partecipando con un ruolo di primissimo piano ad alcune delle azioni più clamorose messe a segno dalla Resistenza romana contro l’esercito invasore. Tra le operazioni più degne di nota c’è quella del 25 gennaio 1944, data storica nella quale Gracceva aiutò i due futuri presidenti Sandro Pertini e Giuseppe Saragat ad evadere dal carcere di Regina Coeli, dov’erano rinchiusi da tre mesi con una condanna a morte da parte delle SS sulla testa. Gracceva non escogitò o portò a termine il piano in solitaria, trattandosi di una delle maggiori operazioni della Resistenza: con lui Giuliano Vassalli, Alfredo Monaco, Filippo Lupis e Marcella Ficca.
Catturato a sua volta agli inizi di aprile, Gracceva trascorse più di 50 giorni nella prigione tedesca di via Tasso, dove benché sofferente per i postumi di una grave ferita a un polmone, resistette eroicamente alle torture e alle sevizie a cui venne sottoposto, senza rivelare i nomi dei suoi compagni di lotta.
Finita la guerra, il contributo di Gracceva non terminò: il partigiano è infatti tra i membri fondatori dell’Anpi, del quale fu a lungo dirigente nazionale. Il suo legame con il Sud parte dagli anni Cinquanta: da allora, e fino agli anni ’70, visse a Salerno. Morì nel 1978, pochi mesi dopo l’elezione al Quirinale del suo grande amico Sandro Pertini, il quale inviò un picchetto di corazzieri ai suoi funerali.
Le memorie sulle quali si basa “Gracceva” sono per lo più autografe, come racconta l’autore Massimiliano Amato: «L’attaccamento di Gracceva alla memoria della Resistenza è incredibile. Il libro si basa sull’archivio personale: è riuscito a conservare centinaia, migliaia di documenti, quindi questo suo lavoro di conservazione della memoria della guerra di liberazione continua per tutta la vita. L’archivio in parte si trova a Roma, ma per la maggior parte è proprio a Salerno ed è ancora oggi a Salerno, e si spera che la famiglia possa decidere di conferirlo a qualche archivio pubblico,» spiega appunto a proposito del lavoro d’archivio alla base del volume.