SANGIULIANO-BOCCIA
Nell’intervista rilasciata alla Stampa, a mio avviso più compatta di quella rilasciata in serata a In Onda, alla domanda ” Perché ha registrato tutto da un certo punto in poi?” Maria Rosaria Boccia risponde: “Perché il ministro mi ha detto una frase che mi ha colpita molto. Ha detto: ‘Io sono il ministro, io sono un uomo, io rappresento l’istituzione e in futuro nessuno crederà a tutto quello che tu dirai”. E’ una frase chiave – ancorché non sia stata sottolineata nel coro dei commenti successivi, forse non a caso – per capire tutta la vicenda Sangiuliano e anche parecchio dei suoi possibili sviluppi. Nel post che ho pubblicato due giorni fa sostenevo che il cuore del problema sta nel fatto che molti uomini politici prendono il proprio potere come licenza sessuale e lo usano di conseguenza , pensando di avere a che fare con delle bambole mute invece che con donne dotate di parola che prima o poi la usano per confutare le loro menzogne. Avevo dimenticato di aggiungere che lo fanno sicuri che le donne, anche se parlano, non vengono credute perché sono per definizione “poco credibili”, o meglio: screditabili. E gli uomini in questione sanno che hanno sempre – sempre – a disposizione un plotone di uomini pronti a screditarle. Quando ho scritto “Il trucco” sulla vicenda del sexgate berlusconiano, ho dedicato un intero capitolo ad analizzare come funziona il dispositivo per cui se una donna parla per affermare la propria verità, scatta immediatamente il suddetto plotone d’esecuzione per definirla pazza, isterica, subdola, ricattatrice, spia. Ai tempi, scattò non solo su Patrizia D’Addario e sulle olgettine pentite, ma perfino più pesantemente su Veronica Lario, “velina ingrata” come fu allora definita dai giornali house organ del premier. Oggi la storia si ripete, con Boccia che rispetto alle protagoniste di allora ha oltretutto ben altra padronanza delle tecniche di comunicazione, e che gli house organ di turno stanno cercando di screditare in tutti i modi mentre lei continua a ripetere che non vuole soldi, non vuole incarichi, non vuole un lavoro ma vuole solo dire la (sua) verità.
Sul post precedente ho ricevuto alcuni commenti che ci tenevano a sottolineare che se Sangiuliano è quello che è, anche lei, Boccia, è indifendibile perché stava allo stesso gioco e agli stessi valori di lui, come capita a molte donne inviluppate nei giochi del potere. A parte il fatto che se è una prima è complice di un gioco sporco e poi ne prende le distanze questa per me è una cosa positiva, a parte questo dunque, qui il punto non è di difendere Boccia o di farne un santino. Tendenzialmente, a me una che s’inventa una lobby di parlamentari sulla chirurgia plastica e sul business dei matrimoni (pardòn, “wedding”), va in giro in parlamento con gli occhiali-recorder e posta tutta la sua vita su Istagram non fa nessuna simpatia. Ma il punto non è questo. Il punto è saper riconoscere quali sono i dispositivi di silenziamento che scattano sempre e comunque quando una donna, perbene o permale che sia, si mette in testa di parlare e di dire una verità scomoda per il potere. Perché possono essere dispositivi devastanti. E anche a Maria Rosaria Boccia non verranno risparmiati.