La fine dell’estate dà il via alle feste e alle sagre nei paesi della Brianza, dove tra sacro e profano, tra una ricorrenza religiosa e la celebrazione di salamelle e polenta, castagne e risotti, non può e non deve mancare la protagonista indiscussa: la torta paesana.
Paese che vai nome che trovi: torta nera..di latte.. michelacc (pane e latte)..paciarella..torta di pane. La sostanza, comunque, non cambia, anche se nessuno la fa uguale agli altri, aggiungendo quell’ingrediente segreto che viene gelosamente custodito e tramandato nelle famiglie. La torta di latte, a me piace chiamarla così, inonda col suo aroma le case brianzole, anche se si può
ovviamente comprare dal prestinaio (panettiere), ma farla in casa e coinvolgere soprattutto i bambini non ha eguali.
Nasce come una torta povera, una torta svuota dispensa, il modo migliore per non buttare via il pane avanzato, che viene lasciato nel latte anche un’intera notte, per ammorbidirlo, e poi, una volta strizzato , mescolato a cacao amaro, amaretti, uova, uvetta e pinoli.
Di povero rimane ben poco, visto il costo del prezioso ingrediente che occorre senza lesinare: i pinoli! Nessuna torta è uguale ad un’altra e non solo per l’ingrediente segreto. La sua forma tondeggiante non è
perfetta, il suo colore non è perfetto, dipende dalla quantità di cacao, ma la perfezione sta nel gusto, nel sapore e nella scioglievolezza del suo cuore morbidissimo. Il pane, dunque, protagonista indiscusso da Nord a Sud degli eventi paesani: la palatella che non può
mancare a Ferragosto a Nocera e la michetta che caratterizza l’autunno brianzolo, un autunno comunque all’insegna della dolcezza che fa sopportare meglio il cielo plumbeo e le piogge che gi stanno arrivando.
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