“Amore Muto”, per la regia di Simone Romano, è il corto vincitore della maratona La 48H dell’edizione 2024 del MACFest, il festival multimediale di Cava De’ Tirreni promosso dall’associazione MacAss. L’edizione di quest’anno è stata dedicata ad Elvira Coda, pioniera campana del cinema muto, e proprio questo linguaggio originale del cinema è stato la chiave di volta per la realizzazione dei corti in gara di quest’anno.
Il corto è una commedia romantica basata sull’importanza di trovare una comunicazione armoniosa con le persone alle quali si vuole avvicinarsi, ed è stato premiato dalla giuria per qualità tecnica e storytelling, oltre al coinvolgimento territoriale e al rispetto del tema (il “conflitto”, che è alla base di una narrativa dinamica). Protagonisti di “Amore Muto” sono lo stesso Simone Romano e l’attrice Claudia Peluso, nel ruolo della protagonista femminile.
«Siamo così abituati a consumare dialoghi che stiamo dimenticando l’arte del raccontare storie senza questi. Devo ringraziare la limitazione che mi è capitata,» commenta Romano a proposito di come la comunicazione avviene all’interno del racconto. «Nel mio corto il gioco è molto semplice: il tipico incontro da rom-com viene travolto dalla nozione che la ragazza è in realtà sordomuta. Quale migliore esempio di incomunicabilità? E soprattutto, quale migliore contestualizzazione del film muto? In questo modo ho trasformato la limitazione in scelta stilistica.»
La formazione del giovane Romano attinge non soltanto al cinema contemporaneo, del quale fa esperienza partecipando a produzioni RAI quali “L’amica geniale”, “Il Commissario Ricciardi” e “Mare Fuori”, ma anche al teatro e al grande cinema muto. «Ho un legame affettivo con il Monello di Chaplin, che tra l’altro era il regista di riferimento per la mia limitazione durante la gara. Ci sono delle gag di quel film, soprattutto quelle fisiche, che mi fanno morire dalle risate ogni volta. Ed è un film degli anni 20. Sono passati 100 anni e funziona ancora. Quale prova migliore della sua grandezza,» racconta il regista.
Il genere della commedia romantica sta conoscendo una vera e propria rivoluzione, sia nei tratti caratteristici dei protagonisti, sia nelle situazioni rappresentate a seconda della generazione di riferimento. Sempre più presente è il tema dell’approccio alla diversità, qualsiasi essa sia, dalla disabilità ad una diversa cultura: «Ci sarebbe molto da dire sulla commedia romantica. Penso ai film di Troisi con la quale sono cresciuto e come infondo essi giochino sempre con quel genere. L’archetipo dell’uomo che non riesce a raggiungere il proprio amore a causa dell’incomunicabilità o differenze, spesso ad egli intrinseche, è un pozzo inesauribile di idee spesso comiche,» dichiara Romano. «Acquisire i mezzi per comunicare, e quindi sedurre, comporta una inevitabile messa in discussione e trasformazione del proprio personaggio. Anche Chaplin ci fornisce numerosi esempi al riguardo. E come tutte le storie, alla fine la trasformazione avviene ma mai come si era inizialmente previsto.»