È chiaro che tra la maggioranza che nel Partito Democratico regge la segreteria di Elly Schlein e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca non c’è stato, non c’è e non ci sarà mai un buon rapporto. Loro vogliono che De Luca molli la presa e non tenti nemmeno, di ricandidarsi alle prossime Regionali in Campania nel 2025. De Luca è il Jep Gambardella delle competizioni elettorali: partecipa o per riuscire o per farle fallire.
Sono giorni che il livello dello scontro si è alzato: le vicende giudiziarie che coinvolgono tre fedelissimi di De Luca, un sindaco, Franco Alfieri e due consiglieri regionali, Giovanni Zannini e Luca Cascone, hanno determinato un incremento degli attacchi a questo decennio di deluchismo a Palazzo Santa Lucia. E gli attacchi più forti arrivano dal centrosinistra, o meglio, da quella parte che vorrebbe che ‘o governatore si facesse definitivamente da parte.
Oggi e domani un convegno che si tiene a Napoli, dal titolo “Il Sud in Europa”, promosso dall’europarlamentare Sandro Ruotolo col Gruppo dell’Alleanza Progressista Socialisti & Democratici è descritto come la prima vera riunione degli anti-De Luca a Napoli per preparare il terreno al 2025. A far alzare la tensione ci si mette anche la singolare iniziativa dell’ex presidente della Camera di commercio di Napoli Ciro Fiola, esponente del centrosinistra nonché padre di Bruna consigliere regionale del Pd: ieri, sotto la sede della Regione a via Santa Lucia, Fiola ha battezzato il neonato “Comitato di liberazione della Campania da Vincenzo De Luca”.
Poi De Luca pungola Schlein sui rapporti col Movimento Cinque Stelle. I pentastellati di Giuseppe Conte hanno più volte detto che non avrebbero mai accettato un De Luca-ter nel caso di accordo per l’ormai sempre meno possibile “campo largo” Pd-M5S-sinistra: «Non può significare che uno vale uno. Questa è un’affermazione puerile di cui si stanno liberando, giustamente, gli esponenti dei Cinquestelle – ragiona De Luca -. Il problema è decidere quello che è utile politicamente per un territorio, per una comunità. Sui territori non possono decidere le logiche di partito, di corrente, di coalizione, ma decidono le situazioni concrete». È uno dei motivi per cui De Luca vuole andare alla conta, ovvero al congresso in Campania, portare una valanga di tesserati e far decidere così la sua riproposizione per un terzo mandato.
Il governatore campano insiste: «Da due anni, anziché fare i conti con il governo Meloni, si divertono ad attaccare il presidente della Regione Campania. Qualche volta qualche tono diventa forte, ma non è che poi ci prendiamo collera se dopo anni di aggressione ti arriva qualche risposta un po’ più pepata. Non capovolgiamo la realtà».