L’arte di Amare Senza Oscillare: Relazioni, Tradimento e Amor Proprio
Quando finisce un amore, ciò che fa più male non è tanto la separazione in sé, ma il messaggio implicito che questa separazione porta: il sentirci non abbastanza. Umberto Galimberti ci offre una riflessione illuminante, suggerendo che nella relazione amorosa, la nostra identità viene definita e riconosciuta dall’altro. Quando l’amore finisce, ci troviamo senza identità perché abbiamo legato la nostra percezione di noi stessi all’apprezzamento dell’altro.
Immaginiamo le relazioni come una barca dove due persone, anziché collaborare, tirano incessantemente l’una verso di sé. Questo tira e molla inevitabilmente causa un’oscillazione pericolosa, alimentando il terrore di annegare. Se invece le persone lasciassero la presa e smettessero di cercare di controllare l’altro, la barca smetterebbe di oscillare e si stabilizzerebbe.
Rispettare l’altro e non appoggiarsi costantemente su di lui per ottenere riconoscimento e affetto è fondamentale. Questo non significa concentrarsi egoisticamente solo su sé stessi, ma piuttosto riconoscere che non si può costringere nessuno a restare o a dare quello che non è disposto a offrire. Ciò che vuole restare resterà, e ciò che deve andare andrà via.
In molte relazioni turbolente, soprattutto quando si verificano tradimenti, emerge il dubbio di non essere abbastanza. Ma bisogna comprendere che il tradimento spesso risponde a un bisogno interno di chi tradisce, non è mai un’azione direttamente contro di te. Può essere una risposta a esigenze come vendetta, conferma di sé stessi, o soddisfacimento di un bisogno profondo radicato nel passato. Il tradimento è quindi una risposta conveniente per chi lo compie.
A volte, il tradimento è un mezzo contorto per riaffermare il proprio potere all’interno della coppia. In questi casi, è essenziale riconoscere l’egemonia nella relazione. Cosa si tradisce veramente? Cosa si insegue? Spesso, tradire è un tentativo di riparare un disagio interno, ma invece di mantenere questa dinamica che continua a far oscillare la barca, dobbiamo imparare a lasciare andare e fare spazio. Solo così la barca tornerà dritta.
Inoltre, riconosco quanto possa essere doloroso e rispetto profondamente questo dolore. Saper osservare partendo da sé stessi è salvifico, perché spesso non sappiamo come volerci bene e pretendiamo che questo bene arrivi dall’altro. La chiave è coltivare l’amor proprio. Chi si ama veramente sa mettere confini sani e rispettosi. Non si tratta di chiudere porte e finestre, ma di concentrare le proprie energie sulla relazione con sé stessi. Quando la nostra identità non dipende dall’altro, siamo liberi di amare in modo più sano e stabile.
Ricordiamoci sempre che amare sé stessi è il primo passo per costruire relazioni sane e appaganti. Solo chi ha un solido amor proprio può realmente essere presente e autentico nelle relazioni con gli altri.
In foto l’opera dell’artista Marco Coda che con i suoi intrecci di corda ci mostra i Legami dei nostri cuori
Dott.ssa Filomena Avagliano Sessuologa