Ragionare dopo la devastazione di sabato sera del pub in zona San Matteo non è facile. Si rischia seriamente di cadere in luoghi comuni, in frasi trite e ritrite, in tavoli permanenti mentre volano altri tavoli. Cosa fare in concreto ? La video-sorveglianza già c’è, si può rafforzare ma non risolve del tutto il problema (intanto le forze dell’ordine sono a lavoro su filmati e video di sabato sera per individuare gli episodi vandalici che potrebbero risalire a due bande di minori di città confinanti e condurre all’emissione del Daspo Willy). Le forze dell’ordine di ogni tipo sono costrette a moltiplicare turni e sforzi, visto il ripetersi di episodi del genere anche in altre città dell’Agro (Angri qualche mese fa ad esempio). Il sindaco De Maio ha apprezzato la proposta arrivata da qualche commerciante in zona Movida: istituire una sorta di “portierato” oppure di Check in nei giorni e negli orari più a rischio. Chi invece s’è visto sfasciare l’attività, ha annunciato di voler ricorrere alla security privata a partire dal prossimo fine settimana. Di più è difficile aggiungere, rischieremo di sconfinare nella sociologia o nella psicologia, roba che serve a studiare il fenomeno in altre sedi e in altre momenti. Alle generazioni giovani o giovanissime, voglio solo riguardare l’atto di nascita della Movida: un movimento sociale ed artistico che partì da Madrid, in puerta del Sol, alla fine della dittatura di Francisco Franco, durante i primi anni della Transizione spagnola e che durò per tutti gli anni ottanta e oltre, toccando molte altre città della Spagna. Un atto politico senza la politica, fatto di socializzazione e sano divertimento ideologico. Dalle nostre parti, ma non solo dalle nostre, s’è trasformato in un fenomeno completamente diverso.
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