– “Il fatto non sussiste” – Questo è quanto decretato dal Tribunale di Nocera Inferiore, Dieci anni sono trascorsi da quando la Dda di Salerno aveva chiesto una condanna di 6 anni e 8 mesi. Ha prevalso la tesi difensiva, esposta dagli avvocati Silverio Sica e Giuseppe Pepe. Il processo era incentrato sul presunto scambio politico-mafioso relativo alle amministrative scafatesi del 2013 e le regionali del 2015 nello specifico l’accusa contestata era quella di associazione camorristica legata al presunto patto politico-mafioso
In tutti questi anni si sono susseguite vicende controverse che hanno travolto l’intera città trascinandola in una crisi sociale ed economica poiché il comune fu commissariato fino al 2018. Pare sia stata determinante la scarsità delle prove da parte dell’accusa, dunque assoluzione per tutti i coinvolti: Pasquale Aliberti, la moglie Monica Paolino (allora in carica come consigliera della Campania), il fratello Nello ed l’allora braccio destro del sindaco, Giovanni Cozzolino
Aliberti ha lasciato un messaggio sulla sua bacheca di FB che rappresenta quello che si può definire0 un “riepilogo emozionale” – “Cari concittadini, cari amici. Oggi, 13 novembre 2024, sento il cuore pieno e svuotato insieme. Vorrei parlarvi con leggerezza, ma non è possibile quando la tua vita viene stravolta, quando vieni trascinato nel fango, chiamato camorrista, e rimani solo con la tua voce, inascoltato. Per otto anni ho dovuto ingoiare umiliazioni, convivere con lo sguardo impaurito dei miei figli, vedere mia moglie lottare per una famiglia che sentiva franare. Mio padre è morto portandosi dietro una vergogna che non meritava, e io sono rimasto solo, spesso incapace persino di piangere. Oggi la giustizia ha detto quello che ho sempre saputo: ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE. Ma non c’è gioia piena. Il tempo non torna, e la vergogna ha lasciato segni che nessuno potrà mai vedere. Sono grato a chi ha creduto in me, anche quando era più facile girarsi dall’altra parte, a chi ha saputo vedere la verità nel buio delle menzogne. La mia lotta, però, non finisce qui. Voglio restituire dignità a me stesso e alla nostra città, a Scafati, che ha sofferto con me, infangata com’ero io. Voglio che insieme ci liberiamo di questo peso, che torniamo a essere una comunità fiera, capace di guardarsi in faccia senza paura. Non sono mai stato un camorrista, né un uomo che si piega al potere della malavita. Ho resistito, messo da parte il dolore e continuato a combattere. E continuerò, per me, per la mia famiglia, per tutti voi. Questo giorno è di chi ha resistito, di chi ha creduto che la verità sarebbe emersa” –