Ricostruire è giusto, dopo la sentenza di ieri che ha assolto Pasquale Aliberti e gli altri imputati.
Il pm aveva chiesto condanne pesantissime per tutti gli imputati: 6 anni e otto mesi per il sindaco Aliberti, 6 anni e tre mesi per il fratello Aniello Maurizio, cinque anni e 4 mesi per la moglie Monica Paolino, 5 anni e 9 mesi per Roberto Barchiesi; tre anni e quattro mesi per Andrea Ridosso; 5 anni e 4 mesi per Giovanni Cozzolino; 5 anni e nove mesi per Ciro Petrucci, ex vicepresidente dell’Acse, la società in house del Comune di Scafati che si occupa di servizi per il territorio.
Una sentenza che smonta quel che erano ritenute certezze, alla luce della sentenza – passata in giudicato – con la quale furono condannati Gennaro e Luigi Ridosso, figli del boss Romolo, e Alfonso Loreto. I tre esponenti del clan Loreto-Ridosso erano accusati di aver agevolato l’elezione a sindaco di Angelo Pasqualino Aliberti nel 2013 e quella di Monica Paolino con il partito di Forza Italia alle Regionali del 2015.
Un passo indietro è d’obbligo: per il pm della Dda Rocco Alfano il patto per il voto con la camorra a Scafati c’era e a stipularlo sarebbe stato il sindaco Pasquale Aliberti. “Uno che ha il vizietto di fare accordi con i clan”. La frase era emersa in un passato non tanto lontano: durante una dura e lunga requisitoria durata oltre 5 ore ieri davanti ai giudici del Tribunale di Nocera Inferiore per gli imputati del processo Sarastra accusati di voto di scambio e corruzione elettorale contestazioni che nel 2016 portarono allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni malavitose.
Proprio le sentenze di condanna divenute definitive (“pronunciate da tre giudici diversi”) erano state al centro della requisitoria del pubblico ministero che ha confermato (se non per qualche capo di imputazione caduto) le accuse del titolare dell’inchiesta Vincenzo Montemurro ora in Basilicata. Un processo basato sull’apporto politico che sarebbe stato dato dal clan Loreto-Ridosso sia al sindaco che all’ex consigliera regionale di Forza Italia e che ha visto sfilare sul banco dei testimoni collaboratori di giustizia e politici. Le parole del pentito Massimo Fattoruso erano state fatte proprie da Rocco Alfano e il riferimento è sugli accordi con i clan. Secondo il collaboratore di giustizia il sindaco avrebbe fatto accordi con tutti i clan della città di Scafati e lo disse in una delle ultime udienze suscitando le ira del folto collegio difensivo che aveva parlato di vicende provenienti dai racconti (o confidenze) che gli sarebbero state fatte nel corso degli anni da esponenti di cosche malavitose e non vicende vissute in prima persona. Secondo Rocco Alfano quindi ognuno degli imputati avrebbe avuto un ruolo nel patto con i clan scafatesi e le sentenze divenute definitive sarebbero la prova che l’accordo esisteva e sarebbe stato stretto proprio dall’attuale sindaco.