Chi non sta organizzando una recita natalizia o chi non è stato invitato ad una recita natalizia alzi la mano!
Io, maestra e genitore , entrambe le cose. Hiuppy!!!
La recita o i canti o qualsivoglia manifestazione affine rappresentano un’usanza diffusa una tradizione, attività nelle quali si investono tempo, energie e risorse economiche.
Ma – diciamolo chiaramente – sono spesso, fonte di stress e ansia per tutti gli attori coinvolti: bambini e bambine che devono imparare particine loro assegnate; insegnanti che si dimenano tra programma scolastico, prove, lavoretti e ambientazioni sceniche. (Personalmente, canticchio le canzoni pure nel sonno, mi ritrovo colla al caldo sulle unghie e glitter pure nei calzini … ho esagerato, un po’, lo ammetto 😉 )
E, molto spesso, dopo tanto lavoro, sul palco ci sono bambini e bambine che sicuramente si divertono e si sentono a proprio agio , ma anche bambini imbarazzati, piangenti, immobili e impacciati. Ci sono bambini che amano essere protagonisti e bambini che vivono con ansia la prestazione. C’è, poi, tra essi chi magari si sforza solo per rispondere alle esigenze degli adulti e, quindi, sono sul palco solo per non deludere insegnanti e genitori…
Ci sono certamente aspetti positivi da considerare.
Le recite natalizie consentono esercizio e allenamento della memoria e della concentrazione in primis, si affinano capacità emotive e socio-relazionali; e, poi, sono sicuramente un bel momento per i genitori.
La lacrimuccia è d’obbligo.
E poi però non mancano le critiche all’evento: “ mio figlio non ha proprio aperto bocca; il mio non si sentiva; quella bambina fa tutto lei; mio figlio è basso ed è posizionato dietro…era più bella l’esibizione dell’anno scorso, dell’altra scuola o dell’altra classe…ecce ecc”.
E lì, dopo tanto lavoro, vorresti solo dire: “ ma chi ce lo fa fare!”
Vabbè, a me toccherà domani. Gentili spettatori, siate clementi…!
In bocca al lupo ai miei alunni, alle mie colleghe e felice visione a tutti!!!