L’imprenditore Marco Giugliano porta il suo ristorante “Mano Libera” a Miami, in Florida. Questo progetto è un’iniziativa basata su alcuni valori fondamentali come la sostenibilità, la creatività, l’amore per il vino, e il marchio di fabbrica della cucina tradizionale italiana, come sottolinea l’imprenditore in una nota diffusa a Napoli.
Cucina a vista per condividere l’esperienza culinaria, cinquanta coperti all’interno e un patio con altri trenta posti in un locale di design, tra lampadari marini, tele dell’artista Giampiero e una scenografica cantina a vista.
La storia
«Ho avuto la fortuna di nascere in Campania, ai piedi del Vesuvio, dove troviamo i migliori ingredienti del mondo, che hanno preso tutto il sapore del terreno vulcanico e della brezza marina del golfo di Napoli. Nelle grandi cucine stellate ho scoperto negli anni gli ingredienti che arrivavano dal resto del mondo, spezie e odori, che ho inserito nei miei piatti unendoli alla nostra tradizione, con amore e grazia,» afferma Giugliano.
Lo chef muove a 15 anni nel ristorante della famiglia “Nemo”, mentre frequenta l’istituto alberghiero Maria Montessori di Somma Vesuviana e poi nello stellato “Taverna Estia” a Brusciano. Il passo internazionale avviene nelle cucine di Londra e poi a Mykonos. La sua storia negli Usa comincia a New York, poi si sposta nel Connecticut a Branford, nel ristorante “Strega” di Danilo Mongillo, alla conquista delle ambite due forchette del Gambero Rosso, e poi primo ristorante dello Stato a entrare nella Guida Michelin. Questo successo gli vale la Green Card americana. Il successivo passo è il “Doma” a Miami, dove prosegue con la sua idea di cucina contemporanea con influssi internazionali, e uno sguardo alla molecolare.
Il progetto “Mano Libera”
«Mano Libera vuol dire famiglia e proprio come avviene a casa la domenica, gli antipasti sono serviti al centro della tavola: “sharing” ovvero “condivisione” e così anche per i secondi piatti, mentre i primi li impiattiamo. Un nome che mi rappresenta perché i miei clienti mi lasciano fare, mi danno appunto mano libera. Nel menù c’è in tutto e per tutti Napoli, la mia terra,» ha spiegato Giugliano.
Ziti alla genovese, parmigiana di melanzane, calamari fritti, piatti tradizionali, che parlano delle sue radici, di mangiar bene e anche di tenersi in forma. «Per far felici i nostri clienti proponiamo anche pietanze purificate dal grasso, meno pesanti, senza perdere il sapore unico delle pietanze italiane. Un’idea nuova di cucina, anche con abbinamenti contemporanei, ricca di contaminazioni,» afferma lo chef.
Non può mancare il ragù, servito con crostini di pane. Nel menù anche la linguina alla Nerano “a modo mio” con spuma di vacca rossa e pepe di Sichuan, carni “dry aged” maturate nelle celle frigorifero, una porterhouse, ribeye e le classiche salsicce napoletane fatte in casa. Nella proposta i dessert, come il gelato al pistacchio “express” e servito su una cialda a forma di bocca. Ci sono pure i virtuosismi dello chef che propone il bao giapponese in versione italiana, ossia piastrato e farcito di polpette di melanzane sottolio, fritte e in polpa, con sopra una polvere di noce pecan e spuma di Parmigiano Reggiano.