Niccolò Fettarappa torna in scena questa sera al Teatro Diana di Nocera Inferiore con “La Sparanoia”, progetto a quattro mani con Lorenzo Guerrieri e con il contributo intellettuale dell’autore Christian Raimo, qui presentato in occasione della IX Edizione della rassegna “L’Essere e l’Umano”.
Tutto parte dalla pandemia e dai lockdown, durante i quali la casa – protagonista dello spettacolo – diventa strumento di repressione e inibizione della rivoluzione che da sempre si associa alla categoria “giovani”. Le giovani generazioni ne escono quindi “addomesticate”, prese dai problemi della quotidianità e impossibilitate alla riflessione sulle reali condizioni del gruppo dei pari. «Lo spettacolo è nato in un periodo in cui lo Stato, che veniva raccontato come capitalista ma disinteressato a regolare i comportamenti dei singoli, è tornato in senso poliziesco-repressivo. Quello che raccontiamo è riferito alle misure contenitive durante la pandemiam ma oggi ha trovato la sua massima espressione nel DDL Sicurezza, e lo spettacolo si propone di raccontare una repressione iniziata nel 2020 e che oggi felicemente continua,» afferma Fettarappa.
Un altro punto di partenza necessario è il luogo comune – luogo comune della comunicazione e del giornalismo, in particolar modo, una banalità ripetitiva che però si è insinuata nelle abitudini del singolo. «Ho trascritto su un quaderno quelle che mi sembravano frasi, espressioni idiomatiche o luoghi comuni giornalistici e televisivi e sono partiti da lì, volevo che fin dalla prima scena lo spettacolo parlasse attraverso il linguaggio dei telegiornali.»
Questa banalizzazione del pensiero è in netto contrasto con un racconto di passate esperienze della sinistra, una sinistra che Fettarappa definisce più “creativa” e “pazzerella”, fantasmi ispiratori che però non possono competere con un problema strutturarle più profondo, che l’attore e drammaturgo ritrova nella scarsa capacità di Millennial e Gen Z di riconoscersi fattualmente come classe oppressa, nonostante tutte le condizioni economiche e politiche lo permetterebbero.
«A me sembra di riscontrare che ci sia un desiderio di politica nei coetanei, che poi si manifesti in modo disorganizzato o episodico questo è un altro aspetto, però non è secondo me colpa degli individui singoli. Per esempio, penso all’entusiasmo che ha risvegliato l’azione di Extinction Rebellion o altri movimenti ambientalisti come ultima generazione penso anche proprio all’episodio recente di Luigi Mangione che ha scatenato solidarietà negli utenti social, quella è un’azione disorganizzata o individualista come sovviene quando le azioni sono portate a termine da dei singoli che non hanno alle spalle un gruppo,» spiega Fettarappa. «L’istinto da parte dei nostri coetanei è stato di consapevole solidarietà, a me sembra che collettivamente le persone dicessero che in prospettiva l’azione di Mangione è anche giusta e condivisibile. Non so personalmente se abbia avuto un senso, ma mi ha colpito la reazione delle persone.»
Un altro elemento de “La Sparanoia” è l’ironia, un’ironia che cammina sul filo del cinismo senza però cedervi. «Non farei un processo all’ironia come arma,» spiega Fettarappa. «In un saggio sulla televisione “E pluribus una” David Foster Wallace parla della post-ironia, quando parla dell’ironia dice che qualsiasi contenuto nel linguaggio pubblico deve essere ironizzato, deriso o riportato in semplicità perché siamo diventati diffidenti nei confronti di concetti complicati, la risata è un antidoto agli input violenti della società.»