Le recenti dichiarazioni di Vannacci, secondo cui le quote rosa sono limitate al parlamento e non estese ad altri ambiti, sono non solo statisticamente errate, ma anche profondamente sessiste. La rappresentanza femminile nei ruoli di comando è ancora tristemente insufficiente, e la segregazione occupazionale continua a penalizzare le donne, confinandole in lavori umili e sottopagati.
Infatti se vannacci interrogasse i numeri conoscerebbe la Realtà degli stessi, i numeri non mentino.
Secondo il Global Gender Gap Report 2023 del World Economic Forum, le donne occupano solo il 32% delle posizioni manageriali a livello globale. In Italia, la situazione è ancora più critica: solo il 16% dei CEO nelle aziende quotate in borsa sono donne. Questi dati dimostrano chiaramente che la rappresentanza femminile nei ruoli di comando è ben lontana dall’essere significativa.
Vannacci dovrebbe conoscere che cosa è la Segregazione Occupazionale.
La segregazione occupazionale è un fenomeno che penalizza soprattutto le donne, confinandole in lavori tradizionalmente considerati “femminili”, come insegnanti, infermiere, segretarie e commesse. Questi lavori sono spesso caratterizzati da retribuzioni basse e scarse prospettive di carriera. Inoltre, le donne sono sovra-rappresentate nei lavori part-time, con il 64% delle donne in Calabria e il 63% in Sicilia che lavorano part-time, rispetto al 32% e al 29% degli uomini.
Le dichiarazioni di vannacci trasudano sessismo, suggerendo che le donne preferirebbero solo lavori intellettuali e non faticosi. Questo è palesemente falso. Le donne svolgono lavori durissimi, spesso in condizioni precarie e con retribuzioni inferiori rispetto agli uomini. Pensiamo alle operaie, alle lavoratrici agricole, alle infermiere e alle badanti, che affrontano quotidianamente sfide fisiche e psicologiche enormi.
Dal punto di vista marxista, le quote rosa possono essere viste come uno strumento di giustizia sociale. In un sistema capitalistico che tende a perpetuare le disuguaglianze, le quote rosa rappresentano un tentativo di riequilibrare le opportunità e di garantire alle donne l’accesso a posizioni di potere e responsabilità. Marx stesso sottolineava l’importanza di abbattere le barriere che impediscono l’emancipazione delle classi oppresse, e le donne, in questo contesto, rappresentano una delle categorie più penalizzate.
Inoltre visto che viviamo in un mondo “All’Incontrario”, un mondo in cui le donne sono spesso scelte meno degli uomini a parità di capacità, a causa del peso delle responsabilità familiari e del welfare, le quote rosa diventano un mezzo per garantire il diritto di accesso alle donne in posti che altrimenti sarebbero loro preclusi. Le quote rosa non sono una concessione, ma una necessità in un mondo ingiusto che ancora fatica a riconoscere il valore e le capacità delle donne.
Le dichiarazioni di vannacci sono non solo errate, ma anche pericolose, poiché perpetuano stereotipi e disuguaglianze. Le quote rosa sono uno strumento essenziale per garantire una rappresentanza equa e per promuovere una società più giusta e inclusiva. È fondamentale continuare a lottare per l’uguaglianza di genere e per abbattere le barriere che ancora oggi penalizzano le donne nel mondo del lavoro e nella società.