Stasera sono stata al cinema con la mia primogenita Gloria, davano la prima di Like a complete unknow, sulla vita di uno dei miei compositori e cantanti preferiti, Bob Dylan.
Mi è piaciuto tantissimo e non mi ha stupito che fossimo solo in undici nella sala del The Space a Salerno, del resto il cinema non è più una grossa attrattiva, tantomeno se proiettano un film su Dylan.
Fortunatamente mia figlia Gloria è stata educata fin da quando era nel mio grembo ad ascoltare musica buona e ad avere una personalità per così dire “controtendenza”.
Così le due ore e più sono volate senza che ce ne accorgessimo ed abbiamo cantato e goduto dell’ottima interpretazione del giovane attore nei panni di Bob, Timothée Chalamet.
Bravi tutti, in realtà: una pellicola vivace, realistica, senza fronzoli, d’ altra parte credo sia piaciuta anche a Dylan, persona schiva ed estremamente intelligente, un genio per certi versi.
Di lui mi piace ricordare il primo concerto a cui ho assistito a Roma, nel 2003, al Palalottomatica, e il secondo, nella suggestiva location dei templi di Paestum, ma non solo.
I ricordi più belli dei miei vent’anni sono legati in modo ineluttabile a lui: ero all’Università quando Antonio Santucci, il mio professore di sociologia politica e ultimo compagno di un’epoca ormai tramontata, me lo fece conoscere più che approfonditamente. Ricordo ancora il giorno in cui ascoltammo Like a Rolling Stone, nella sua lantra, e le emozioni condivise senza parlare, non so se m’innamorai più di lui o del suono dell’armonica di quel ragazzo del Minnesota.
Antonio mi raccontò che un giorno incontrò Dylan in aeroporto, il quale gli chiese una sigaretta e quel pacchetto vuoto sarebbe stato conservato per sempre in una teca, come una sorta di reliquia.
Ma Bob mi ha fatto stringere un’altra amicizia altrettanto preziosa, con Gianni, un ragazzo sardo, dall’animo puro e dalla generosità infinita. Grazie a lui ho potuto ascoltare e conoscere tutta la discografia di Dylan, ma anche di Joan Baez, di Janis Joplin, di Bruce Springsteen e non solo. Infatti Gianni mi ha donato svariate volte la possibilità di innamorarmi della sua Sardegna, in particolare della Stintino tanto cara ad Enrico Berlinguer, della sua Castelsardo. Visitare la casa di Antonio Gramsci a Ghilarza, poi, è stato il coronamento di un sogno.
Bob Dylan per certi versi mi ha insegnato ad essere me stessa e a non scendere a compromessi su questo: il coraggio di dissentire e di rinunciare a ciò che avrebbe leso la mia dignità o solo modificato i miei ideali lo devo anche a lui.
Questo film va assolutamente visto, come devono essere ascoltate e tradotte le sue liriche, ma soprattutto comprese profondamente perche rappresentano tuttora un valido modo di interpretare la realtà.
The Times They Are A-Changin, solo per citarne qualcuno dei suoi capolavori, andrebbe fatta ascoltare a scuola come in Chiesa, Masters of war è altresì una lectio magistralis di educazione civica, Hurricane, uno spunto attuale di quell’impegno civile e di lotta sociale che oggi va sempre più perdendosi, Mr. Tambourine Man, suonatore di tamburello, ma in gergo significa spacciatore di droga, una sonata mitica che mi colpisce al cuore come una saetta.
Potrei proseguire eccome, ma temo che certe emozioni sia opportuno viverle a modo proprio, in base al proprio essere e al personale vissuto.
Vi lascio con la traduzione di Masters of war, magari la leggeranno anche ” i potenti della terra” e proveranno un pizzico di vergogna.
Signori della guerra
Venite signori della guerra
voi che costruite i cannoni
voi che costruite gli aeroplani di morte
voi che costruite le bombe
voi che vi nascondete dietro muri
voi che vi nascondete dietro scrivanie
voglio solo che sappiate
che posso vedere attraverso le vostre maschere
Voi che non avete mai fatto altro
che costruire per distruggere
giocate con il mio mondo
come fosse il vostro giocattolo
mettete un fucile nella mia mano
e vi nascondete dal mio sguardo
e vi voltate e scappate lontano
quando volano i proiettili
Come Giuda dell’antichità
voi mentite e ingannate
Volete farmi credere che
una guerra mondiale può essere vinta
Ma io vedo attraverso i vostri occhi
e vedo attraverso il vostro cervello
così come vedo attraverso l’acqua
che scorre nella mia fogna
Voi armate i grilletti
perchè altri sparino
poi vi sedete a guardare
il conto dei morti farsi più alto
Vi nascondete nei vostri palazzi
mentre il sangue di giovani
fluisce fuori dai loro corpi
ed è sepolto nel fango
Voi avete sparso la paura peggiore
che si possa avere
la paura di mettere figli
al mondo
Per minacciare il mio bambino
non nato e senza nome
non valete il sangue
che scorre nelle vostre vene
Cosa ne so io
per parlare quando non è il mio turno?
Potreste dire che sono giovane
potreste dire che non sono istruito
ma c’è una cosa che so
sebbene sia più giovane di voi:
nemmeno Gesù perdonerebbe mai
quello che fate
Lasciate che vi faccia una domanda
il vostro denaro è così potente
che pensate potrà
comprarvi il perdono?
Io penso che scoprirete
quando la Morte chiederà il suo pedaggio
che tutto il denaro che avete fatto
non riscatterà la vostra anima
E spero che moriate
e che la vostra morte arrivi presto
Seguirò la vostra bara
nel pomeriggio opaco
Veglierò mentre siete sepolti
nel vostro letto di morte
e resterò sulla vostra tomba
finchè sarò sicuro che siete morti
Annalisa Capaldo