
Pagani con la crisi di fine mandato, Scafati con quella della prima parte di mandato. Due esempi di come le maggioranze, se non sono assortite bene, diventano semplici cartelli elettorali, esposte a ogni soffio di vento, alle tante e variegate scadenze di voto e persino al caratterino di qualche protagonista. Il problema è di ampia portata. Nell’Agro. ad esempio, ci sono amministrazioni neonate che prima o poi arriveranno al famoso “regolament0” di conti. Ovviamente ogni volta che si consegna una città a una commissione prefettizia si fa un danno enorme agli abitanti della stessa: il burocrate, con tutto il rispetto possibile, burocrate resta e non ha dimestichezza col “corpo” della realtà che va a guidare. Non esiste concezione e dottrina politica che tenga dinanzi alle maggioranze all’insalata: vale per sinistra e destra, centro e periferia politica, partiti e movimenti civici. Quando ci si mette assieme per calcolo e interesse, il matrimonio in qualche caso dura quel che può e deve durare, ma le coltellate diventano ordine del giorno. C’è poca luce nel sottoscala della politica e/0 dell’amministrare città piccole o grandi. Ovviamente esistono eccezioni, ad esempio sindaci in grado di tenere a bada tutti con personalità ma anche accettando il parere e la partecipazione di chi a inizio mandato era il suo miglior nemico ora diventato acerrimo amico, l’intelligenza delle persone e la cura per una comunità ammette cambiamenti, quelli naturalmente che non prevedono uno scambio ma solo un accordo. Nei prossimi giorni capiremo gli sviluppi di Pagani e Scafati, due città di spicco dell’Agro, due sindaci in bilico, due maggioranze che non esistono più. Scriveva Gramsci:“Crisi è quel momento in cui il vecchio muore ed il nuovo stenta a nascere.” Esiste qualcosa di nuovo a Pagani e Scafati ?