
“Io sono innocente. Spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi”. Così parlò ai giudici Enzo Tortora al termine del faticoso e tortuoso processo di Napoli ormai passato alla storia. Aveva accanto tre legali: il giovanissimo Raffaele Della Valle, l’espertissimo già minato dal male Alberto Dall’Ora e Antonio Coppola. 1986: appello alla sentenza di primo grado che aveva condannato da Tortora, come camorrista, in base a discutibilissime accuse dei pentiti. Tortora venne assolto. Ma pagò a caro prezzo, sulla sua pelle, gli anni di carcere e di rabbia. Il primo a porsi dei dubbi fu Enzo Biagi, scrisse su Repubblica: e se Tortora fosse innocente ? I radicali, subito dopo, cominciarono a battagliare: Tortora, eletto deputato ma non fuggito dal processo come invece scelse di fare Tony Negri sul versante terrorismo. Poi anche i socialisti. Uno scrittore e storico del teatro , Italo Moscati, scrisse sul Guerin Sportivo: “Tortora è snob, vanitoso, ha tanti difetti, alcuni li trovo insopportabili. Mai però crederò, fino alla fine dei miei giorni, che abbia spacciato droga o che sia stato un camorrista”. Per quale motivo scriviamo oggi tutto questo ? Per il no della magistratura, e di buona parte del Pd purtroppo, al varo della Giornata Nazionale delle vittime degli errori giudiziari, voluta da Gaia Tortora, figlia di Enzo, ma anche da radicali, socialisti ed altri. Qui non c’entra in alcun modo la polemica tra governo e magistratura (partendo dalla separazione delle carriere).Anzi non dovrebbe… Chiediamo un passo in avanti di magistratura e parte della sinistra. L’errore è possibile, sempre. Meglio però un colpevole libero che un innocente in carcere: il ricordo delle vittime degli errori giudiziari servirebbe per rafforzare il concetto.