
” E’ tragico – scrive Erich Fromm – che la maggior parte di noi muoia ancora prima di aver cominciato a vivere”.
Così inizia la prefazione, scritta dalla professoressa Maria Rita Parsi, del libro “Andrea, oltre il pantalone rosa” di Teresa Manes, la mamma del piccolo Andrea di cui si sta parlando tanto in questi mesi. Non a caso, la Manes è stata invitata al decimo anniversario della “Città Incantata, film festival” a Nocera Inferiore, presso il cinema “Sala Roma”. Ad attenderla c’erano circa quattrocento alunni di diversi istituti statali superiori nocerini: il “Cuomo-Milone”, il “Sensale”, il “Marconi”, il “Rea”, il “Galizia” e il “Gian Battista Vico”. «Ciò che ho scritto è tutto vero – afferma la madre del ragazzo, laureata in giurisprudenza e scrittrice-. La verità è che ha scritto il libro di getto e non dopo sei mesi».
L’opera «consente infatti di comprendere a pieno come l’impulsività dell’adolescenza possa diventare tragedia, come la disattenzione verso le difficoltà degli altri possa diventare dolore insopportabile, come la forza della “viralizzazione” possa trasformare uno scherzo in persecuzione eterna» scrive Daniela Stradiotto, direttrice centrale delle specialità della Polizia di Stato. Invece, l’avvocato Devis Dori, deputato della Repubblica Italiana, ha affermato il 29 gennaio 2020 alla Camera dei Deputati, in occasione dell’approvazione della proposta di legge a sua prima firma: «Nessuna legge sarà mai in grado di risolvere da sola una ferita sociale, la legge può agevolare quel percorso, velocizzarlo, indirizzarlo. E allora scopriremo che la causa di qualsiasi violenza è l’ignoranza, l’indifferenza, l’omertà, i pregiudizi. E per tutto questo c’è una sola soluzione: la cultura. Cultura della legalità, cultura del rispetto». Nella premessa, la Manes si definisce: «Io, nessuna come tante, forse meglio di alcune e peggio di altre… imperfetta, indubbia come donna, mi piacevo come mamma».
Ai genitori lancia un messaggio di speranza: «perché dopo continuare a vivere si può… anzi… SI DEVE!». L’opera inizia con “La Notizia” del 20 novembre 2012 e termina con i “Dieci anni dopo…” in cui scrive: «in occasione del decennale della morte di mio figlio e in accordo con il mio editore, Pietro Graus, abbiamo deciso di procedere alla pubblicazione della III edizione di questo libro che, oltre a cambiare “vestito”, con la modifica della I e IV di copertina, si ritrova arricchito di un capitolo». Tra il pubblico di ragazzi, le future generazioni, è spiccata una domanda durante l’evento, che può sembrare banale, ma mai scontata: «Cosa può essere fatto per non far riaccadere questi eventi?» un animo sensibile, a cui la Manes risponde, anche alla fine del libro: «bisogna fare prevenzione, campagne massicce di prevenzione da indirizzare agli adolescenti e alle loro famiglie». All’evento gli alunni hanno fatto tanto per accogliere “la mamma”, che spera che il sacrificio di suo figlio e fratello, possa valere come il riscatto dell’altro. Sono stati scritti pensieri, poesie, contest, video e disegni per il piccolo Andrea che non c’è più. La madre sa dove si trova ora, con la speranza che possa tornare a credere in Dio.