
Se avessi saputo che quelli sarebbero stati gli ultimi giorni non mi sarei lasciata travolgere dalla disperazione,
Non mi sarei annullata per evitare il dolore, sotterrandolo assieme al mio spirito, annegando la paura in un’insulsa bottiglia,
Non avrei perso tempo schivando la tua e la mia sofferenza, evitando attimi di angoscia che pure mi perseguitavano.
Se avessi saputo che quelli sarebbero stati gli ultimi giorni non avrei dissipato tutte le lacrime bramando la mia stessa fine, non mi sarei lasciata trasportare dalla corrente nera dei pensieri più atroci, non avrei acceso candele pregando senza sosta,
Non avrei sprecato minuti preziosi per un ultimo abbraccio, non avrei sopportato il peso accumulando rabbia e odio per l’umanità, barattando la vita altrui in cambio della tua,
Non avrei pensato a quanto fossero ingiusti la sorte, il Fato, Dio, che permettevano cotanta atrocità immeritata, imprecando contro il cielo, la vita e i tuoi insegnamenti.
Se avessi saputo che quelli sarebbero stati gli ultimi giorni non avrei cercato vana consolazione nel sonno e nelle scappatoie insulse.
Papà,
L’ultima poesia della tua figlia sgangherata te la mando nel vento di marzo, nei fiori del nostro albicocco, nella torta di mele che non profuma più come una volta, nelle risate dei tuoi amati nipoti, nella speranza di risentire la tua voce buona e di riavere quell’ultimo abbraccio non dato.
Tua figlia, Annalisa, il tuo animaluccio.