
A cura di Giovanni Coppola
La direzione Distrettuale Antimafia ha chiesto pene per oltre 300 anni di carcere nei confronti di 23 imputati legati al clan camorristico Di Dato. Ad aggravare la situazione è la contemporanea apertura di un procedimento ordinario per altri sette. Il clan Di Dato aveva una struttura rigorosamente gerarchica e organizzata.
Cosi si apprende dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Di Dato che ha inoltre fatto emergere altri dettagli importanti, in cui si configurava la figura di Michelangelo Acquino come garante per il rifornimento dello stupefacente e la distribuzione dello stesso. Il clan è accusato anche di reati estorsioni, mascherate da cooperative di lavoratori con cui imponevano assunzioni nelle aziende locali. Clan in ascesa quello Di Dato che vedeva in uno dei ruoli apicali Dario Federico, personaggio già noto alle forze dell’ordine scafatesi.
Per gli altri sette indagati solo l’accusa di essere stati complici nella logistica e lo spaccio dello stupefacente. Ogni volta che ci sono notizie di cronaca di questo genere, non resta che dare il nostro plauso agli uomini delle forze dell’ordine che sacrificano famiglia, affetto e tempo libero per il bene della giustizia e della legalità.