
L’imprenditore: “Servono fondi di salvaguardia, una ‘protezione civile economica’ e un nuovo modello di contrattazione collettiva verso l’estero”
NAPOLI – “Ha ragione Christine Lagarde quando diche che, nel mondo interconnesso, l’aumento delle tensioni commerciali è dannoso per la crescita e il benessere globali”. Lo sostiene l’imprenditore Enrico Ditto voce storica del mondo della formazione e profondo conoscitore del tessuto produttivo campano che, ammonisce, rischia “di essere colpito duramente dalle nuove politiche tariffarie adottate dagli Stati Uniti. La sospensione della misura non cancella il rischio di dure ripercussioni in futuro per il nostro territorio.
Ed è per questo che abbiamo bisogno di gesti forti e che ancora una volta facciano della Campania un modello da seguire“.
Enrico Ditto lancia un duplice appello: “Da un lato si accoda al governatore campano Vincenzo De Luca nella richiesta di un dialogo serio tra Italia e Stati Uniti, dall’altro sottolinea la necessità di attrezzare la Regione Campania con strumenti concreti e strutturali per fronteggiare i futuri shock dell’economia globale.
“I dazi andrebbero a colpire in modo selettivo ma chirurgico proprio quei comparti che rendono la Campania un’eccellenza nel mondo: agroalimentare, farmaceutico, automotive. È impensabile affrontare crisi di questa portata con la sola logica dell’emergenza, una sirena d’allarme che si accende o si spegne a seconda dell’umore del Trump di turno. Occorre una risposta sistemica, stabile, programmata”, afferma Ditto.
Ditto propone la creazione immediata di un fondo di salvaguardia regionale per i comparti produttivi strategici, “un meccanismo che garantisca liquidità alle imprese colpite da dazi, barriere commerciali, guerre valutarie o instabilità internazionale, salvaguardando così posti di lavoro, filiere e interi territori”.
Ma l’imprenditore guarda anche oltre l’attualità e rilancia un’idea innovativa: “Serve costruire un modello di contrattazione collettiva verso l’estero coordinata dai consorzi DOP e IGP insieme alla Regione. Un modello che non lasci soli i produttori a negoziare sui mercati internazionali, ma che li presenti come sistema, in modo coeso e strategico. Non è fantasia: in Europa esperienze simili esistono, e noi abbiamo tutto per diventare un esempio virtuoso”.
“Nel nostro Sud – aggiunge – quando cade un’azienda, non crolla solo un bilancio: crolla un quartiere, una famiglia, una scuola. Per questo occorre un piano di autoprotezione economica, una ‘protezione civile economica’, che la Regione può e deve attivare nei propri limiti costituzionali ma con grande coraggio politico”.
Infine, Ditto, come già auspicato da De Luca, invoca una ripresa decisa del dialogo istituzionale: “Occorre riaprire un canale autorevole tra Italia e Stati Uniti, ma anche tra Europa e Stati Uniti. In questo momento serve una prova di unione comune tra Paesi, che ridarebbe fiducia anche ai cittadini europei, oggi attraversati da una profonda sfiducia nei confronti delle istituzioni comunitarie”.
“Se il mondo cade a domino – conclude Ditto – la Campania deve essere il tassello che regge. Ma per farlo servono visione, coraggio e strumenti. E servono subito”.