
Sono stata l’Antigone di Sofocle quando ha pronunciato queste parole: “Non sono nata per condividere l’odio, ma l’amore”.
Sono stata la Lesbia di Catullo quando costui le ha dedicato una delle frasi più iconiche della letteratura latina: “Amami quando meno lo merito, perché sarà quando più ne avrò bisogno”.
Sono stata Madame Bovary di Gustave Flaubert quando ho sognato leggendo ciò che ella proferiva: “Rapiscimi, portami via, partiamo! A te, a te, tutti i miei ardori e tutti i miei sogni!”.
Sono stata la musa di Charles Baudelaire al cospetto delle sue poesie: “Ed io, proteso come folle, bevevo la dolcezza affascinante e il piacere che uccide nel suo occhio, livido cielo dove cova l’uragano’.
Sono stata la Silvia di Giacomo Leopardi commuovendomi con le sue liriche: “Lingua mortal non dice quel ch’io sentiva in seno. Che pensieri soavi, che speranze, che cori, o Silvia mia!”.
Sono stata Alda Merini quando ho ascoltato la sua voce che sussurrava:” Accarezzami, amore, ma come il sole che tocca la dolce fronte della luna”.
Sono stata Anna Achmatova quando mi sono ubriacata di dolore e di dolcezza:’Bevo a una casa distrutta, alla mia vita sciagurata ,a solitudini vissute in due e bevo anche a te: all’inganno di labbra che tradirono, al morto gelo dei tuoi occhi, ad un mondo crudele e rozzo, ad un Dio che non ci ha salvato’.