
Partiamo dal presupposto che l’ignoranza camuffata dall’ IA sia così palese che anche chi non è del settore facilmente se ne rende conto, così come risultano lapalissiani gli analfabeti funzionali che spopolano sul web e nella vita comune.
Non bisogna scomodare Isaac Asimov, grande scrittore di fantascienza, per comprendere che una vena di antintellettualismo si sia insinuata nei gangli vitali della nostra politica e cultura, alimentata dalla falsa nozione che democrazia significhi: “la mia ignoranza vale quanto la tua conoscenza”.
Il noto linguista Tullio De Mauro ci regala questa definizione in merito: l’analfabetismo funzionale ciene definito come “la condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”. Lo stile di vita che la società in cui viviamo ci suggerisce e ci porta ad assumere, predispone la gran parte di noi ad essere dei “perfetti burattini” e non occorre un neurochirurgo per comprendere che questa rappresenti la perfetta condizione perché l’imbonitore o l’imbonitrice di turno possano “ingannarci”, manipolarci, deviare la nostra attenzione con contenuti leggeri, frivoli, tali da distrarci dalle più cogenti problematiche quotidiane e di più ampio respiro.
La questione viene poi ulteriormente aggravata dai profili falsi, ossia da coloro i quali, alla stregua di meri ignavi, non hanno il coraggio di metterci la faccia e da quelli che, invece, farebbero meglio a non commentare, palesandosi con frasi senza senso e like di convenienza.
Per non parlare di chi, senza comprendere il significato delle proposizioni e dei concetti, gli analfabeti funzionali appunto, osi persino denigrare ed offendere chi fa funzionare entrambi gli emisferi del cervello, le due menti, come vengono definite.
Oggi tutti possono conseguire una laurea, grazie alle cosiddette università telematiche, con quiz a crocette, dispense semplificate e tempi ridotti: infatti, fin dalle elementari (oggi scuola primaria), non si boccia più, si arriva al diploma con facilità estrema; anche gli asini e gli sfaticati, sovente etichettati con le sigle BES, DSA, ADHD, vanno avanti e raggiungono risultati immeritati e non c’è da stupirsi (ma da indignarsi si, eccome!) se poi ce li ritroviamo nei governi locali e nazionali a decidere delle sorti del Paese o del paesotto. .Ma quello che dobbiamo comprendere è che ogni persona, anche la più “intelligente” e/o la più “acculturata”, può essere un’analfabeta funzionale.
Cosí sposo appieno la disamina di Gianfranco Pasquino, allievo di Giovanni Sartori, insieme a Norberto Bobbio: un terzo degli italiani sono analfabeti funzionali, vale a dire che per molte buone ragioni è probabile che almeno un terzo di coloro che fanno politica in Italia e la commentano siano altrettanto deficitari (non ho scritto “deficienti”, ma potevo).
Certamente, buone regole e buone istituzioni costituiscono un fecondo punto di partenza per migliorare la politica. Però, se poi il miglioramento è affidato a chi il funzionamento di quelle istituzioni non lo capisce anche perché non ha gli strumenti per effettuare le indispensabili comparazioni con le altre democrazie parlamentari, presidenziali, semi presidenziali, gli esiti non saranno (non sono stati) affatto positivi. Invece, ne seguiranno nervose e pericolose forzature.
L’inquietante implicazione è che il declino dei partiti accompagna, non voglio scrivere né condiziona né, tantomeno causa, il declino quanto meno della qualità delle democrazie. Intraprendere una vigorosa azione di pedagogia politica, istituzionale e costituzionale è assolutamente indispensabile e urgente. Può anche dare insperati frutti di consenso politico elettorale.
Facciamoci gli auguri.
Votare per la Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia rappresenta un dato di fatto inconfutabile, ossia che le loro Riforme siano veramente molto dannose, e per questo occorre fare il possibile per evitare i danni che arriveranno. In parte sono già arrivati. C’è ben poco da aggiungere. Solo lo studio della Costituzione ci salverà dall’analfabetismo politico.
Annalisa Capaldo