Ogni anno l’11 dicembre si celebra una messa laica. Quella per Marcello Torre: il sindaco-avvocato-galantuomo-presidente barbaramente ucciso l’11 dicembre del 1980, quando da primo cittadino di Pagani, eletto mesi prima, nonostante la Dc o almeno di parte di quella Dc dell’epoca, garantì il rispetto delle regole nell’immediato post terremoto, in un momento cioè caratterizzato dalle regole dettate non dallo Stato ma dall’anti-stato camorra che con l’aiuto della mala-politica intervenne fin dai primi giorni, quando tanta gente dormiva ancora in posti di fortuna per aver perso la casa o semplicemente per paura di altre scosse. Un sacrificio umano e politico, pubblico e provato: il ricordo di Marcello Torre è stato tenuto acceso, come fiaccola per la speranza di cambiamento, dall’attività della famiglia, in particolare dalla figlia Annamaria, che sul cammino di testimonianza ha incrociato quel gigante che si chiama Don Luigi Ciotti, cioè Libera. Da lassù laguardano e applaudono la mamma Lucia e il fratello Peppeino. Nelle dichiarazioni di giornata di Annamaria, si coglie tutta l’essenza della testimonianza non retorica, capace di innovarsi e rinnovare: “Ogni anno c’è sempre maggiore partecipazione al Premio Torre, soprattutto da parte delle scuole, le generazioni giovani hanno in questo modo la possibilità di conoscere un pezzo di storia della nostra terra. Così il ricordo diventa rock e non riguarda soltanto gente di una certa età che se la cantano e se la suonano. Il nostro compito di testimonianza riguarda il presente, anzi il futuro”. Don Ciotti ha tratteggiato ancora una volta la figura di Torre, sottolineando che il sindaco fu lasciato solo, abbandonato al suo destino. Il Premio Torre quest’anno è andato a Sigfrido Ranucci, il volto ma anche la mente di Report, la trasmissione Rai che ogni settimana manda in onda il malaffare denunciando a colpi di servizi coraggiosi. Pure lui fa “testimonianza”. In tutti i campi, c’è un assoluto bisogno di testimoni credibili, di gente che riesca ad andare oltre il like o il selfie. Gente che possa ricordare Torre in qualche modo assomigliandogli: testa alta, nessun cedimento a ciò che limpido e specchiato non è. Il rock non passa mai di moda. Proprio come il coraggio di certi uomini. Torre era uno di questi uomini e pagò con la vita l’appartenenza a tale categoria che va molto di al di là della politica pur attraversandola (quella buona, s’intende).
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