Il 19 dicembre il MATT, Museo Archeologico Territoriale di Terzigno, è stato protagonista di #AmpliAMOmatt, si spera la prima fase di un progetto che vede la progressiva ampliazione dell’esposizione museale dei reperti romani della zona. Sono state portate nel museo, dal deposito di Boscoreale dove erano conservate, tre pareti romane, affrescate in secondo stile, di un cubiculum, l’ambiente 41, della villa 6 emerse dalla terra da Cava Ranieri nell’ultima campagna di scavo del 2011.
Molto probabilmente però in pochi sanno di che si parla e pochi sanno addirittura dell’esistenza di un museo archeologico a Terzigno. Per questo l’incontro è diventato un tassello importante: l’occasione di ricordare un mondo spesso ignorato per il quale le istituzioni coinvolte hanno in essere un protocollo d’intesa per dare forza concreta alla ufficiale volontà sinergica di valorizzarlo. Non a caso erano presenti tutte le come Raffaele De Luca, Presidente del Parco Nazionale del Vesuvio, Francesco Ranieri, Sindaco di Terzigno, Genny Falciano Vicesindaco con delega alla Cultura, e Gabriel Zuchtriegel, Direttore del Parco Archeologico di Pompei.
“Molte volte non si avverano i grandi progetti – spiega il sindaco Ranieri – perché non ci si crede abbastanza. Noi abbiamo creduto in questo progetto museale e abbiamo avuto la fortuna di trovare enti che ci hanno affiancato perché anche loro ci hanno creduto. Noi vogliamo essere parte integrante di Pompei, io sono orgoglioso di dire che sono un figlio di questa magnifica Terra Vesuviana e quindi Terzigno è collegata a questa storia meravigliosa, come quella di Pompei”.
E questo discorso ha colpito favorevolmente il direttore Zuchtriegel che nel suo discorso ha rilanciato la volontà di creare le condizioni affinché Terzigno rientri nella visione della Grande Pompei – come spiega bene nel video pubblicato – cioè di una visione che fa di tutto il percorso romano vesuviano un unico museo a cielo aperto di cui ogni sito è una stanza, magari più piccola o meno frequentata ma che ne condivide l’importanza.
IL MUSEO ARCHEOLOGICO TERRITORIALE di TERZIGNO
Un museo che va visto, va capito, va ascoltato. E’ figlio di una grande determinazione. Già di per sé gli scavi di Terzigno sono una storia di sforza di pochi: il primo ritrovamento, nel 1981, la villa 1, una dimora rustica ha fatto ben comprendere che le cave, come la cava Ranieri, per prelevare le pietre vulcaniche della zona da una parte avevano dato l’opportunità di far emergere reperti, dall’altra, invece hanno distrutto parte degli antichi edifici per estrarre dalla cava. Faticoso lavoro, difficile perché non sostenuto da mezzi necessari, lo scavo ha visto protagonisti archeologi come la recentemente scomparsa dottoressa Caterina Cicirelli, insieme alle volontà ele cure di tanti anche cittadini di Terzigno.
Al MATT si può capire bene tutto questo. Grazie a pannelli esplicativi di scavi ora reinterrati, grazie alle pareti interamente esposte come quelle della villa 6, di cui vanno menzionate quelle dell’ambiente 13 con incredibili figure di pareti in secondo stile che si prestano a varie interpretazioni e somigliano alle figure della villa di Oplontis. Grazie al forse più noto larario dove oltre a serpenti pronti a gustare le offerte di uova e una pigna, accanto al genius della famiglia e i lari, sopra una nicchia si ritrovano una testa di maiale, due spiedini con anguilla e pezzi di salsiccia e un prosciutto. Più noto perché spesso valorizzato in mostre altre, in giro.