Il Senato approva in prima lettura il ddl Calderoli sull’Autonomia differenziata con 110 voti favorevoli, 64 contrari e 30 astenuti. Il provvedimento passa all’esame della Camera.
Fogli con su stampato il tricolore dai banchi del Partito democratico in Aula al Senato durante le dichiarazioni di voto sull’Autonomia differenziata. E’ la contestazione dei senatori dem al termine dell’intervento di Andrea Giorgis del Pd nei confronti del ddl sull’Autonomia differenziata. “Capisco la diretta televisiva ma chiedo di togliere i cartelli”, ha detto il presidente di turno Gian Marco Centinaio della Lega invitando all’ordine”. “Dalla bandiera rossa al tricolore è già un bel passo avanti”, ha chiosato il senatore FdI Andrea De Priamo prendendo la parola.
Prima del voto finale sull’autonomia dai banchi dell’opposizione diversi senatori hanno cominciato a cantare l’Inno di Mameli. A iniziare a cantare l’inno in Aula sarebbero stati i senatori del Pd, ai quali si sarebbero aggiunti duelli di Fratelli d’Italia: un coro corposo e intonato.
“Grazie al governo e grazie anche al patto di maggioranza, di cui noi andiamo assolutamente fieri perché più poteri al premier significa dall’altra parte controbilanciare con più autonomia sul territorio. Viva la Lega, noi voteremo ovviamente a favore”, aveva detto il capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo, annunciando il voto favorevole alla riforma dell’autonomia differenziata nell’aula del Senato. “Un gran risultato”. Così il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini.
Il ddl vuole dare attuazione a quanto previsto dal terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione ai sensi del quale, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata, possono essere attribuite alle Regioni a statuto ordinario, che ne facciano richiesta, forme e condizioni particolari di autonomia in 23 materie. Si tratta dunque di una legge puramente procedurale per attuare la riforma del Titolo V della Costituzione messa in campo nel 2001: definisce procedure legislative e amministrative da seguire per giungere ad una intesa tra lo Stato e le Regioni che chiedono l’autonomia differenziata. Si va dalla Salute all’Istruzione, dallo Sport all’Ambiente, passando per Energia, Trasporti, Cultura e Commercio Estero.
Nei diversi passaggi in Commissione sono stati resi maggiormente espliciti il legame fra il contenuto dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) e l’effettività dei diritti su tutto il territorio nazionale. È stata inserita, nel passaggio “diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”, la parola “equamente” dopo “garantiti”, ed è stato introdotto, ai fini della determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, il riferimento all’articolo 119 della Costituzione.
Le funzioni autonome potranno dunque essere attribuite solo dopo aver determinato i Lep in maniera uniforme in tutto il territorio, dalla Val d’Aosta alla Sicilia. Inoltre, per evitare squilibri economici fra le regioni che aderiscono all’autonomia e quelle che non lo fanno, il disegno di legge pensa a misure perequative.
I tempi per l’intesa tra Stato e Regione
La procedura per l’intesa fra Stato e regione dovrà durare almeno 5 mesi, inclusi i 60 giorni concessi alle Camere per l’esame delle richieste. Le intese potranno durare fino a 10 anni rinnovate o terminate prima, con un preavviso di almeno 12 mesi.
Viene previsto che sia la Regione, sentiti gli enti locali e secondo le modalità e le forme stabilite nell’ambito della propria autonomia statutaria, a deliberare la richiesta di attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione.