Ormai marzo è alle porte e a giugno si voterà per le Comunali a Nocera Superiore ma sembra ci sia solo un nome sicuro per il trono di sindaco: il neurochirurgo Gennaro D’Acunzi, persona peraltro seria e alla sua prima candidatura politica.
Il centrosinistra e il centrodestra non hanno ancora espresso un nome ufficiale e così pure il sindaco uscente: questo genera sconforto ed incertezze.
Insomma in questa bagarre similpolitica ho ricevuto diverse proposte di candidatura, come sindaca e come consigliera ma non ho ancora deciso cosa fare.
Io odio gli indifferenti, chi non parteggia, chi si lamenta senza fare, ma non vedo ancora chiarezza in giro.
Non so se queste persone conoscano realmente le mie competenze e le mie idee: facevo politica all’ Università e non a caso la mia tesi era prettamente politica, poi mi sono candidata due volte, raccogliendo scarsi consensi, non ho un cognome famoso, nessuno mi porta, ma ho preso parte a vari consigli comunali in qualità di esperta di pari opportunità, di immigrazione, di politiche sociali.
Tuttavia nemmeno i parenti e gli amici mi voterebbero perché io non prometto posti di lavoro o altri emolumenti; io ho solo idee chiare di avanzamento civile e sociale della città in cui vivo, da cui sono partita per trovare un lavoro senza aiutini ed in cui sono volutamente ritornata per provare a cambiare le cose.
Nessuno dovrebbe andarsene da casa propria senza volerlo soltanto perché non ha un cognome rinomato e genitori possidenti: i miei figli studieranno come ho fatto io e non chiederanno favori a nessuno, ma non dovranno essere costretti ad espatriare per dimostrare le proprie competenze e qualità.
Quindi mi ritrovo a ricevere più proposte di candidatura che avances da mio marito ultimamente, perché bisogna riempire le liste, magari con gente che conosce la cosa pubblica, la differenza tra un impegno, un mandato e un bilancio, il funzionamento di una gara d’appalto, i compiti di un assessore, ecc…
Il mio nome non porterà 600 voti, forse mi voterebbero 30 persone o 50 al massimo, ma di sicuro non andrei a ricoprire alcuna carica con lo scopo di guadagnare dei soldi perché riesco a vivere del mio lavoro e grazie alla mia cultura.
Non sono solo una sociologa, una docente, un’ amministrativa e una giornalista: sono anche una donna che ha sempre amato la politica nel senso di dovere civico e morale. Non ho avuto la possibilità di dare il mio reale apporto alla città in cui vivo solo perché non mi è stato concesso.
In politica vince chi prende più voti oppure chi diventa assessore grazie al sindaco compiacente: allora a cosa serve essere leale, esperta in problematiche sociali, saper scrivere e parlare correttamente la lingua italiana e conoscere la differenza tra determina e delibera?
A cosa serve credere ancora in un mondo migliore se si candidano sempre le stesse persone potenti e portatrici di voti ma che poi non fanno nulla per migliorare lo status quo e i laureati scappano via da Nocera Superiore come i ragazzi il sabato sera?
Chi temporeggia, chi aspetta il terzo mandato del sindaco, chi sceglie il cavallo vincente, chi fa calcoli, chi usa tattiche e fa giochini loschi e intanto siamo a marzo e ancora non si conoscono i candidati a sindaco, chi fa l’insolente, chi ha il parente, chi mente.
Ci si lamenta della città dormitorio colonizzata dai Cavesi per le case a buon prezzo rispetto alla piccola Svizzera e poi si contano i voti dell’ ipotetico sindaco e delle liste a supporto: questa è la politichetta spicciola del paesotto e forse ha ragione mia madre quando mi consiglia di non sporcarmi la faccia.
Eppure io odio gli indifferenti, chi non parteggia. Il problema è che qui nessuno sa davvero da che parte stare e chi appoggiare.
Per fortuna esiste la Sardegna, terra di Gramsci e di Berlinguer!
Annalisa Capaldo