Personalmente, ricordiamo la bellezza del posto guardando a delle vecchie foto (avevo 3 anni, fate un pò voi il conto). Ora, per San Giovanni in Parco o in Palco, c’è bisogno di un’idea, da discutere ovviamente, per riparare ai guasti e alle omissioni di tante decenni, guasti che hanno ridotto la struttura a un rudere. In attesa di finanziamenti da enti superiori a quelli comunali (speranze, non certezze), è spuntata l’idea del privato. Un paio di mesi fa, il primo contatto col sindaco De Maio, si tratterebbe di un gruppo di livello internazionale. Ma forse di proposte ve ne sarebbero due: interessamento manifestato da parte di un imprenditore importante nel settore ricettivo (attivissimo a distanza di pochi chilometri a nord di Nocera): il tramite sarebbe stato un non nocerino che frequenta Nocera quasi quotidianamente (secondo le nostre informazioni non apparterebbe affatto, come qualcuno ha malevolmente ipotizzato, al perimetro della maggioranza attuale),
Al collega Ferrigno, De Maio ha detto: “C’è un’interlocuzione in corso che potrebbe portare a dei risultati concreti. Per intercettare il turismo bisogna avere anche spazi ricettivi. La nostra città non deve essere soltanto una tappa. Dovremo essere capaci di far restare gli ospiti anche più giorni.“Insomma una sorta di albergo che ovviamente rispetti le pregnanti caratteristiche del luogo e le indicazioni della Sovraintendenza. L’imprenditore parteciperebbe al restauro di San Giovanni in Parco, in cambio il Comune, proprietario dell’immobile, ne cederebbe la disponibilità per un determinato tempo”. E’ nata una possibilità all’improvviso, ma prima di decidere l’amministrazione ha deciso di sentire la città, in considerazione del patrimonio storico e culturale da “trattare”. Come la pensiamo ? Noi siamo alla Nanni Moretti: No, il dibattito no. Ma apriamo pure il dibattito, però senza le stucchevoli critiche che si sollevano ogni volta che va deciso qualcosa di importante per la città, dibattiti che invece non sorgono quando si va a constatare i soldi in passato spesi per la struttura in questione solo per la progettazione dei lavori e dibattiti che passano in cavalleria se si ricorda a qualcuno le inutili visite di parlamentari pentastellati di qualche anno fa. Andate oggi a San Giovanni in Palco o Parco e vi accorgerete del tutto guardando la tabella dei lavori e, purtroppo, quel che si intravede subito dietro. Siamo moderni per una volta, come altrove, ad esempio al Cappuccini di Amalfi solo per restare nei nostri dintorni (m.m)
LA STRUTTURA
La chiesa di San Giovanni sorgeva a ridosso della cinta muraria della città di Nocera, dando il nome alle torri di difesa ed alla zona, nota come casale di San Giovanni o Santojassi. Si ha notizia di una struttura dedicata al culto di San Giovanni lungo la collina antecedente al 955, che entrò in possesso dei Benedettini Verginiani, l’ordine del santuario di Montevergine fondato, presso Avellino, che intorno al XII secolo, ne fecero un cenabolo. Dal 1220 è attestata la presenza presso di esso di un Ospedale dei Poveri voluto dai verginiani benedettini, divenuto poi di seguito convento.
Tra XV e XVI secolo il convento subì un primo rifacimento, ampliando la struttura con costruzioni in tufo grigio (in parte visibili ancor oggi).
Nel 1716 divenne abbazia dipendente da Montevergine. Tra il 1740 ed il 1759 fu completamente rifatto da Monsignor Nicola Letizia, già abate di Montevergine, che completò il chiostro dopo lo sbancamento del fianco occidentale della collina del Parco.
Dopo le alienazioni di primo Ottocento (soppressione dei monasteri del 1807), fu acquistato da Costantino Amato, padre del letterato Saverio Costantino Amato, che vi ospitò nel 1815 Murat fuggiasco. Con il tempo subì danni e manomissioni.
La scenografica scala che collega la strada con il complesso oggi è quasi completamente obliterata dagli edifici moderni; della chiesa, dopo il crollo della facciata e della navata, si conserva solo la parte presbiteriale con i resti di un significativo pavimento di maiolica settecentesca a grande disegno in cui sono da osservare due coretti in legno dorato e un affresco nella volta raffigurante la Visione di San Guglielmo.