Le Paralimpiadi non sono un palcoscenico per far sentire i “normali” fortunati.
Questo tipo di visione è intrinsecamente #abilista, poiché presuppone che le persone con disabilità siano “poverini” o che la loro esistenza serva solo a mettere in prospettiva la nostra fortuna. Le persone con disabilità sono individui con la stessa unicità e complessità dei normodotati. Non tutti i disabili saranno atleti, così come non tutti i normodotati lo saranno. Sono persone, con sogni, aspirazioni e capacità diverse.
Quando definiamo le persone con disabilità come “eroi” semplicemente per vivere la loro vita, stiamo implicitamente dicendo che la loro esistenza è straordinaria solo perché esistono con una disabilità. Questo non solo sminuisce i loro successi reali, ma rafforza l’idea che la disabilità sia qualcosa di così terribile da rendere eroico il solo fatto di vivere con essa.
Invece di vedere le persone con #disabilità come specchi per riflettere la nostra fortuna, dovremmo riconoscerle come individui con diritti, talenti e potenzialità. Dovremmo lavorare per un mondo in cui le barriere fisiche e sociali siano abbattute, non per farci sentire meglio, ma perché è giusto e necessario per una società equa e inclusiva.