Latte bufalino: al via il tavolo tecnico permanente per monitorare le criticità legate ad una delle filiere più importanti dell’economia agroalimentare campana. L’esigenza è stata sollevata dagli allevatori, che hanno sollevato alcune criticità, come ad esempio l’emergenza brucellosi, una malattia infettiva che ha colpito gli esemplari ospiti di alcune aziende agricole del casertano e che in tre anni sarebbe rientrata in valori non allarmanti.
Promotore dell’iniziativa è Nicola Caputo, assessore regionale all’agricoltura. «Abbiamo avviato un proficuo confronto per risolvere varie criticità legate ad un settore che rappresenta il fiore all’occhiello dell’economia campana. Proporremo modifiche al sistema di tracciabilità del latte di bufala, per elevare ulteriormente la qualità dei tradizionali prodotti derivati, arginando, quanto più possibile, il rischio di frodi,» spiega l’assessore.
Alla prima riunione dello scorso 29 agosto ha partecipato la compagine regionale deputata alla supervisione sanitaria sulla filiera, ritenuta tra le più verificate e sicure a livello europeo, il capitano Michele Valentino Chiara, le organizzazioni professionali agricole – Cia, Confagricoltura, Coldiretti e Copagri – una rappresentanza degli allevatori, le istituzioni deputate al contrasto alle frodi in commercio sugli alimenti, Carabinieri per la Tutela Agroalimentare e l’Ispettorato Qualità e Repressione Frodi, l’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno e non ultimo il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop, l’organismo di certificazione di qualità agroalimentare DQA. La convocazione di un nuovo tavolo tecnico è prevista per la fine di questo mese.
«Il nostro obiettivo è quello di valorizzare ancora di più un alimento di eccellenza come il latte bufalino, prodotto dalla bufala mediterranea allevata nell’areale Dop, e, al contempo, tutelare l’intera filiera. Nel corso della riunione abbiamo discusso anche la possibilità di definire un nuovo brand, al fine di promuovere altri alimenti (oltre alla Dop) derivati dal latte di bufala del nostro territorio,» ha spiegato Caputo. «È necessario anche giungere alla definizione di un unico contratto-tipo, che possa premiare la maggiore qualità del latte e i comportamenti virtuosi degli allevatori che la favoriscono, unitamente alla destagionalizzazione dei parti delle bufale, per favorire la trasformazione e limitare i costi.»
Tra gli altri temi affrontati, anche il miglioramento genetico del “patrimonio bufalino” e la messa in campo di ulteriori iniziative volte a preservare il latte di bufala.