RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DAL CONSIGLIERE COMUNALE DI MINORANZA ANNALISA CARLEO
Nella qualità di Consigliere comunale, sebbene le dichiarazioni in precedenza rese si manifestino oltremodo chiare sia sotto il profilo etimologico del lessico utilizzato che di contenuto, appare doveroso ribadire e rispiegare concetti semplici che, tuttavia, non sembrano essere stati pienamente compresi dall’ex consigliere comunale, sig. Satiro, in ordine a quanto sostenuto nella sua ultima ed infausta sortita giornalistica.
Preliminarmente, mette conto ribadire, qualora ve ne fosse necessità, che il ricorso presentato rappresenta senza dubbio il legittimo esercizio di un sacrosanto diritto riconosciuto e, come tale, concretizza il principio di tutela garantito dalla nostra democrazia. In verità, tale concetto appariva a tutti ben comprensibile già dalla semplice lettura del comunicato diffuso alcuni giorni fa.
Parimenti legittima, tuttavia, appare la presa di posizione della sottoscritta, mediante la quale è stata semplicemente evidenziata la non condivisione della scelta effettuata sia sotto il profilo etico-morale che dell’opportunità politica. Tutto ciò, nell’ambito di un semplice ma doveroso diritto di critica.
In tale quadro di riferimento, pertanto, desta molteplici perplessità il contenuto della replica; in primo luogo, per l’utilizzo improprio (e, superficiale) di un lessico apparentemente formale ma, nella sostanza, connotato da terminologie “potenzialmente lesive” in quanto gratuite, fuori luogo, infelici, ineleganti ma, soprattutto, completamente avulse dal perimetro del merito della discussione; in secondo luogo, in quanto scevre di un minimo di approccio metodologico critico rispetto al tema di confronto (in verità, avente ad oggetto un diverso e maggiormente profondo piano dialettico), nonché permeate da evidenti profili di contraddizione in termini.
Infatti, per un verso viene paventato di non voler sovvertire l’esito democratico del voto ma, per altro verso, viene depositato un ricorso finalizzato alla declaratoria di annullamento delle consultazioni elettorali. Sovviene una banale domanda: se il ricorso viene accolto e le elezioni annullate, viene meno l’esito della tornata elettorale? Rammentiamo che sovvertire significa anche rovesciare, mutare. Appare veramente superfluo dedurre ulteriormente. Sovviene il noto brocardo latino “in claris non fit interpretatio”.
Tradotto: se non si ha intenzione di sovvertire il voto popolare qual è il senso del ricorso al TAR per l’annullamento della tornata elettorale?
Ma l’aspetto che maggiormente desta preoccupazione (e, nel contempo, stimola approfondimento e riflessione), essendo le dichiarazioni riconducibili ad un ex consigliere comunale, è rappresentato dalla mancata valorizzazione di tutte le sfaccettature e componenti di natura politica, morale e di responsabilità sottese alla scelta effettuata (ed alle eventuali conseguenze qualora venissero riscontrati profili patologici da parte dell’Autorità Giudiziaria Competente), completamente sottovalutate (se non ignorate) nel caso che ci occupa, sebbene largamente esistenti ed aventi, a mio avviso, natura pregnante e dirimente. In tale ultima asserzione vi è anche la chiave di lettura del richiamo effettuato per analogia al Consiglio Comunale (purtroppo non colto).