I sogni dei giovani sono sacri, bellissimi, convincenti e nessuno ha il diritto di sminuirli o disprezzarli, tantomeno un adulto, tantomeno un docente che ha sbagliato mestiere ( i docenti non idonei sono quelli che spengono le passioni e le speranze dei propri alunni ).
I sogni dei giovani sono più accattivanti di quelli di un adulto o di un vecchio perché sembrano usciti da un arcobaleno magico, da una mente vergine, nel senso che non è stata ancora avvizzita e contaminata da tutte le brutture della vita e dell’indole umana.
Nessuno, men che meno qualcuno che si spaccia per educatore, dovrebbe mai permettersi di spezzare le ali di un ragazzo intento a sperare e a sognare, è un’azione turpe, un peccato ignobile ed io su certe nefandezze non transigo.
I sogni dei ragazzi vengono costruiti di giorno e di notte e spesso richiedono isolamento, voli pindarici e sforzi non indifferenti: a volte sono di una semplicità disarmante, altre da rivedere, spesso suscitano speranze sopite nei cuori avvizziti e sorrisi sulle bocche tristi di chi quasi ha paura di sognare.
” Mi piacerebbe vivere in una casa moderna, la sera guardare dei film con la mia donna sul divano, mangiare ciò che ci pare, magari fare l’amore quando ci va… “: questo il sogno di un giovane appartenente alla “Generazione Z”, detti anche Centennials perché nati a cavallo del nuovo secolo, anche pragmatici i nati dal 1995-2010 in poi.
” Vorrei aprire un negozio di scarpe “, un sogno apparentemente sciocco, invece il cammino ha un senso pregante, quasi a non voler restare fermi e ad andare sempre oltre, almeno grazie all’immaginazione.
I ragazzi di oggi non sono come li si vuole descrivere o far apparire, ovvero superficiali, viziati, mammoni, socialdipendenti, attaccati alla play station, senza interessi, sfaticati: essi, al contrario, possiedono sogni ed ambizioni che noi adulti sottovalutiamo e col nostro agire, spesso, demoliamo e sconsideriamo.
Dai loro discorsi tra i denti e con lo sguardo chino, con voce sopita e occhi timorosi dovremmo apprendere la bellezza, la tenerezza e la tenacia di combattere contro un mondo che va a rotoli, nella musica che ascoltano e che a volte creano, dalle loro poesie che si trasformano in testi rap o trap, potremmo trarre ispiraziome per correggere gli orrori dei politici alla guida delle nazioni e del mondo.
Siamo invece troppo concentrati su noi stessi e commettiamo sbagli imperdonabili, distraendoci e puntando il dito contro i giovani che a nostro dire non hanno voglia di fare nulla e rischiamo di farglielo credere sul serio!
Invece basterebbe ascoltarli perchè un discorso di un ragazzo che prende un 3 in storia vale più di quello di un ministro lontano dalla realtà, che finisce per proporre leggi assurde rovinando la nazione: non fa una grinza l’insoddisfazione di un giovane dovuta ad un sistema scolastico antiquato, monco, non appassionante, fatto solo di nozioni e di verifiche.
Ieri un mio alunno mi ha chiesto, tra il serio e il faceto: “Ma a cosa mi servirà Carlo Goldoni nella vita? Non sarebbe più utile che la scuola desse la possibilità già ad un sedicenne di lavorare, farsi le ossa e comprendere il valore della propria indipendenza economica?”.
Insomma come dargli torto, questa visione calvinista del sacrificio che premia i meritocratici è splendida!
E allora,una volta spiegato Goldoni e parlato della locandiera, Mirandolina, che pur conoscono i nostri giovani, fermiamoci ad ascoltare i testi delle loro canzoni, le proposte sensate per il cambiamento necessario di alcune istituzioni obsolete, senza dover obbligatoriamente invidiare le nazioni più avanzate, come la Germania.
Il malessere della nostra società non è sanabile solo grazie allo psicologo, basterebbe che noi adulti, genitori e docenti in primis, ci fermassimo ad ascoltare i discorsi, le paure e i sogni dei nostri figli e dei nostri studenti per capirci qualcosa in più. Costruire il futuro, d’altra parte, richiede almeno questo sforzo di comprensione, di ascolto: le ramanzine, le punizioni e i brutti voti a scuola non sortiscono lo stesso effetto positivo di una pacca d’incoraggiamento sulla spalla, un mezzo voto in più per la fiducia e la stima, un minuto “perso” a guardare un loro video su YouTube.
Che mondo stiamo costruendo per i nostri giovani?
Sentono parlare continuamente di guerre, cambiamenti climatici disastrosi e inquinamento non più arginabile, disoccupazione, malattie sempre più aggressive e virus paurosi, incertezze su incertezze a partire da rapporti fluidi e famiglie disgregate, mercificazione dei corpi e dello spirito: cosa ci aspettiamo dalle nostre folli corse per il lavoro, la carriera, i soldi se non riusciamo più nemmeno a parlare coi nostri giovani, a comprendere le loro dignitose afflizioni, crescenti paure e giustificabili dubbi? Invece di mettere un brutto voto al ragazzo con lo sguardo spento che non ha voglia di fare nulla, perché non ci sediamo accanto a lui e gli chiediamo di parlare dei suoi pensieri? Invece di offenderlo peggiorando la situazione perchè non lo incoraggiamo a credere in se stesso? Invece di sgretolare ogni suo tentativo di rivalsa, di miglioramento, di cambiamento, perché non gli concediamo un mezzo complimento, una parola di conforto?
Dobbiamo credere nei giovani, prestare ascolto alle loro parole ed ai loro pesanti silenzi, trattarli con rispetto, altrimenti non riceveremo in cambio la freschezza delle loro idee e la bontà geniale dei loro sogni.
Eppure siamo stati giovani anche noi e neppure un secolo fa; come abbiamo fatto a dimenticare la preziosità dell’avvenire e le belle parole sul futuro e sulle giovani speranze?
Personalmente imparo di più io insegnando a loro che viceversa e mi ritengo privilegiata a poter mantenere il rapporto con la realtà grazie alle giovani generazioni.
Annalisa Capaldo