
“Ma questo oggi ti devo: la coscienza che non si può essere avari, nella vita e nel mestiere, che bisogna spendersi, meglio dieci righe in più che dieci in meno, semmai qualcuno le taglierà. Meglio un’ora in più con gli amici che un’ora in meno. Meglio il fiotto che la goccia. Meglio il rosso che il bianco. Meglio la sincerità, anche quando può far male, che la reticenza o la bugia” (Gianni Mura in memoria di Gianni Brera)
La politica italiana è cambiata da almeno 30 anni a questa parte, da Tangentopoli, dalla discesa in campo del Cavaliere, da avvenimenti che hanno segnato la storia e il costume della nostra nazione. Ma attenzione a demonizzare i populismi e i consensi nati nella nuova piazza che si chiama social, figli in vario modo e a vario titolo delle tv e in generale dell’on-line. Se crescono questi fenomeni, vuol dire che la Politica ha esaurito le “armi” strategiche, quelle ideologiche ma anche quelle clientelari.
Chi oggi si scaglia contro il consenso social, discutibile ma legittimo, in parecchi casi faceva parte del manuale ” assumiamo dieci persone”: cinque democristiani, due socialisti, due comunisti e uno bravo. Se guardiamo in alcune realtà locali, oggi si scaglia contro i social chi ha vinto elezioni anche grazie ai social per poi rendersi conto cosa significasse quel “E ora?” pronunciato nella scena finale di Robert Redford ne “Il Candidato”.
Quando si vince, i social fanno comodo. Quando bisogna rispondere al voto popolare agendo e operando, i social diventano “nemici”
Chi oggi si scaglia contro il populismo, magari è figlio del tempo in cui mamma e papà facevano parte della pletora dei garantiti dal parroco, dal vescovo, dall’onorevole e così via, son quelli che per perpeturare il trasformismo si vestono di civismo (per cortesia mandiamolo in soffitta e riproponiamo i Partiti ovviamente a patto che siano all’altezza del compito).
Un tempo Stalin si chiedeva: Il Papa ? Quante divisioni ha ? Oggi forse si chiedebbe “Quanti followers ha”. Secondo voi era meglio ieri o è meglio adesso ? Secondo noi, è meglio adesso.
Facciamo l’esempio di Trump, spostandoci all’estero: ha sbagliato in tutto tranne che in una cosa, ovvero il rendere plasticamente, a portata del mondo intero, il contrasto con il presidente ucraino. Un pò come i 5 Stelle al tempo degli streaming con Bersani e Renzi. Un pò come Funari buonanima.
Noi, tenendo fede all’ideologia socialista-radicale che è nota e dichiarata pur non essendo al giorno d’oggi rappresentata da nessuna entità politica, siamo per mostrare la polvere esistente sotto il tappetino, anche a costo di alzare la voce e far starnutire qualcuno che è manifestamente allergico. Meglio che la gente sappia realmente quel che succede: solo così si avvererà la profezia del titolo di prima pagina del primo numero di Repubblica: è vuoto il palazzo del potere (febbraio 1976). La democrazia, scendendo dall’universale al particolare, non è affare di famiglia, di rapporti particolari, di vicinato, di parentato. La democrazia non significa per forza di cosa Scuola di Partito (ne abbiamo piene le cosiddette di tal riferimento, fatta eccezione magari per le Frattocchie, secondo noi la Politica è scuola di campo). La democrazia si esercita in tanti modi, anche pubblicamente al cospetto di una cittadinanza, grande o piccola che sia, in grado di valutare…
Marco Mattiello