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La vita non finisce mai di stupire: a volte infida e beffarda, a volte grandiosa e straordinaria. Nel 2004, a Nocera Inferiore, il porticato dell’ASL (ex manicomio) ospita artisti di fama internazionale. In quella pregevole e straordinaria occasione, ho il privilegio e l’onore di
incontrare uno dei più grandi chitarristi della musica italiana. Una mostra mercato di strumenti musicali e accessori usati e vintage, con conferenze, live session e stands. Sono presente alla fiera per sostenere il mio costruttore artigianale di chitarre. Sono intento a
fare un po’ di pubbliche relazioni con i visitatori dello stand, dispensando notizie sulle caratteristiche degli strumenti e fornendo specifiche tecniche sui materiali e sull’elettronica. In un momento di tranquillità, mi si avvicina un signore che mi chiede
garbatamente informazioni.
Mi rendo conto dal suo accento che non è del posto e che si trova alla fiera principalmente per lavoro. Iniziamo a parlare. Gli chiedo che genere suoni, che strumento preferisca e, raccolte tutta una serie di indicazioni, lo indirizzo verso alcuni modelli e lo invito a provarli. Lui si accomoda su uno sgabello e inizia a visionare e a
ispezionare gli strumenti “a vista” senza suonarli. Uno sguardo minuzioso, un controllo sull’action, sulla suonabilità e sul suono dello strumento da spento. Sotto i miei occhi attenti (vedi foto) seguo tutti i suoi movimenti, i suoi controlli, le sue verifiche. Dopo aver
effettuato una serie di approfondimenti visivi e tattili, inizia a suonare.
Lo guardo e lo sento… cavolo, ma quanto è bravo! Resta nello stand per una buona oretta. Dopo aver
raccolto sensazioni e informazioni sugli strumenti, inizia a raccontarmi che l’azienda italiana che gli costruisce le chitarre sta per chiudere e lui sarebbe rimasto a breve senza marchio (endorsement). Colgo l’occasione al balzo: gli propongo di diventare endorser del mio
costruttore di chitarre. La proposta gli desta un serio e sincero interesse, mi dice: “Parliamone, questo è il mio numero di telefono. Sono in tour con Renato Zero, se non ti
rispondo ti richiamo io appena possibile.”
Mi scrive il suo numero su un depliant e il suo nome: Giorgio Cocilovo.
Ci salutiamo calorosamente e lo invito a ripassare in serata per una jam session con una serie di musicisti che ruotano nello stand, performando improvvisazioni di vario genere. Lui
mi assicura la sua presenza e si allontana. Resto perplesso: sono molto colpito dalla sua bravura, ma, in primis, dalla sua umiltà. Resto con il suo numero in mano per un po’, chiedendomi chi sia mai questo Giorgio Cocilovo. In serata si presenta allo stand con un
altro musicista noto, mantenendo la promessa. Improvvisiamo una jam session con Dario Triestino (Pozzo di San Patrizio) alle percussioni. Ci divertiamo, ci salutiamo e rimandiamo il
prosieguo della nostra conversazione a futuri contatti telefonici. Il buon Dario, dopo la jam, mi si avvicina e mi ringrazia per averlo coinvolto: il personaggio è davvero importante. In
questa occasione la vita è stata grandiosa e straordinaria, regalandomi l’opportunità di conoscere uno dei chitarristi più influenti e versatili della scena musicale italiana.
Nato a Milano il 26 febbraio 1956, mostra da subito un talento precoce per la musica, iniziando a suonare la chitarra a soli 13 anni. Nel 1976, la sua carriera ha una svolta decisiva
grazie all’incontro con il batterista Tullio De Piscopo, con cui collabora per diversi anni. Negli anni ’80, Cocilovo diventa uno dei session man più richiesti in Italia, collaborando con
artisti del calibro di Mina, Adriano Celentano, Eros Ramazzotti, Renato Zero, Loredana Bertè e molti altri.
La sua capacità di adattarsi a diversi stili musicali lo rende un punto di riferimento per generazioni di musicisti. Partecipa a tournée internazionali e a spettacoli
televisivi, lavorando con direttori d’orchestra come Beppe Vessicchio e Pippo Caruso. Cocilovo è una presenza costante al Festival di Sanremo, dove suona nell’orchestra per numerose edizioni. La sua abilità tecnica e la sua sensibilità musicale contribuiscono a rendere memorabili molte performance sul palco dell’Ariston. La discografia di Cocilovo è vastissima, con centinaia di incisioni che includono album storici come Mina Celentano
(1998) e Tutti gli zeri del mondo (2000) di Renato Zero.
In punta di piedi ci conosciamo e in punta di piedi scompare il 13 febbraio 2025 a Cusago (MI) nel silenzio quasi totale dei principali organi di informazione nazionali. Infatti ho appreso della sua dipartita solo qualche giorno fa. Tuttavia, la notizia ha un forte impatto
nel mondo della musica italiana.
Diversi media del settore riportano la notizia, sottolineando il suo contributo straordinario alla musica e il vuoto che lascia. Da segnalare un toccante tributo di Franco Mussida (PFM) che sottolinea l’importanza di Cocilovo come musicista e docente. La sua scomparsa è percepita non solo come una perdita per la
musica, ma anche per la comunità artistica e per i tanti allievi che ispira nel corso della sua carriera.Giorgio Cocilovo lascia alla musica italiana un’eredità straordinaria, fatta di talento,
ispirazione e versatilità. Un modello di eccellenza per chitarristi e musicisti: la sua maestria tecnica e la capacità di spaziare tra generi diversi sono un esempio luminoso per le generazioni future di musicisti italiani. Con la sua presenza in centinaia di dischi e collaborazioni con i più grandi nomi della musica italiana, Cocilovo ha contribuito a creare alcuni dei brani più iconici che continueranno a far parte della colonna sonora della vita di molte persone. Nonostante il suo straordinario talento, Cocilovo era noto per essere un musicista al servizio della musica, sempre pronto a mettere le sue competenze al servizio degli artisti con cui lavorava: una lezione di umiltà e collaborazione. Giorgio Cocilovo non è stato solo un musicista straordinario, ma un vero pilastro della
cultura musicale italiana. La sua musica continuerà a risuonare, ispirando nuove generazioni e ricordandoci il potere universale dell’arte.
PS: ci siamo sentiti diverse volte ma, alla fine, la mia proposta non si è concretizzata.