
Addio all’uomo della tradizione e della composizione, del recupero e dell’archivio, dalla produzione sterminata e di Napoli, dal genio precoce e poliedrico di fama internazionale. È morto a 91 anni Roberto De Simone, che ha suonato, scritto, studiato, composto, diretto. È stato musicista, compositore, autore, scrittore, regista. Era stato ricoverato in ospedale due mesi fa a causa di una polmonite. Si era ritirato ormai da qualche tempo a vita privata, tra familiari e amici. I funerali si terranno mercoledì 9 aprile 2025.
Il nonno era stato attore, il padre suggeritore nelle sceneggiate, una zia mezzosoprano. Quando la guerra arrivò a Napoli, De Simone con la famiglia si spostarono a Somma Vesuviana. Già da bambino espresse il suo talento con il pianoforte in casa. Alla fine della guerra, nel 1945, entrò nel conservatorio di San Pietro a Majella, nel cuore di Napoli. Suonava nei night club, faceva ricerche nella cultura popolare di Napoli e della Campania sulla scia degli studi di Ernesto De Martino.
Alla fine degli anni ’60 risale la fondazione della Nuova Compagnia di Canto Popolare con Eugenio Bennato, Giovanni Mauriello, Beppe Barra, Patrizio Trampetti, Fausta Vetere. A fine anni ’70 La Gatta Cenerentola, che debuttò al Festival dei due Mondi a Spoleto, nel luglio 1976, l’opera tratta dai racconti de Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, un capolavoro, la sua opera più famosa e rappresentativa. A seguire, sempre da compositore, il Requiem in Memoria di Pier Paolo Pasolini ed Eleonora, in memoria di Eleonora Pimentel Fonseca e della Rivoluzione partenopea del 1799.
“Ernesto de Martino diceva che è l’ultima spiaggia – rispondeva a una domanda sull’importanza della tradizione, in un’intervista al quotidiano La Repubblica – Non c’è futuro se non possiamo collegarci al passato, perché la proiezione verso il futuro deve presupporre un passato. Altrimenti c’è solo un presente stabile. E questo mi sembra il problema di oggi”.
De Simone è stato anche direttore artistico del Teatro San Carlo, direttore del Conservatorio di San Pietro a Majella, Accademico di Santa Cecilia, insignito del titolo del Cavalierato delle Arti dal presidente della Repubblica francese, di Cavaliere di Gran Croce dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ancora oggi, non ha mai smesso di ispirare. Su richiesta dell’ex ministro della Cultura Dario Franceschini, nel 2022, fu avviato il riconoscimento del vitalizio previsto dalla Legge Bacchelli. Aveva pubblicato da poco un libro, per i tipi di Colonnese, dedicato a Giovanna d’Arco.