
19 anni, ma sembra ieri. Tanto è vivo quel drammatico momento della notizia del fatale incidente. Andarsene in quella maniera, dopo aver vinto un campionato, da idolo, da uomo e calciatore ormai pronto per grandi passi in avanti. Ma sono vivi soprattutto i ricordi belli vissuti con Catello Mari, per me amico prezioso di famiglia, per me semplicemente Lello, il piccolo di casa Mari, il grande giocatore con la maglia della Cavese addosso. La sua scomparsa è stato un trauma, uno di quegli eventi che ti segnano, che porterai con te per tutta la vita, ancor di più perché veniva a mancare un pezzo del tuo gruppo e del tuo cuore. Lello Mari, il numero 6, il Leone Indomabile, il talento puro, e quel sinistro forte, potente, preciso che io definivo alla Branco, il fortissimo difensore brasiliano che aveva giocato, tra le altre, con Genoa e Brescia. Lello è ricordato a Cava come a Roccapiemonte, a Castellammare come a Nocera, ad Eboli come ad Angri, a Caserta come in tantissime altre città dove, quando dici Catello Mari, tutti hanno il ricordo di un bravissimo ragazzo ed un eccellente calciatore. Non c’è più, ma c’è. C’è in quel che ha dato, in quel che ha fatto e in quel che ha lasciato. Alla Rocchese adesso c’è un altro Catello Mari, il nipote che ha mosso i primi passi nella Juniores di quest’anno. Speriamo che quel 6 sia ereditato alla grande-