Come direbbe un noto archeologo, e troverebbe molti in accordo, da sempre per attirare l’attenzione a Pompei ci sono argomenti diretti e coinvolgenti: l’arte meretricia e la bellezza. L’effimero crea curiosità, racconti dai colori evanescenti e nello stesso tempo profondamente quotidiani legati a ori, armille (bracciali a forma di serpente), anelli magari con pietre. Storie che intrigano.
Il Parco Archeologico di Pompei non perde l’occasione di realizzare un “racconto in gioielli” con la mostra Vanity che si inaugura oggi, 9 maggio, e viene aperta al pubblico dal 10 maggio al 5 agosto nella Palestra Grande dell’antico sito. Un’esposizione che non si limita a parlare dei gioielli antichi del mondo di Pompei ma mette a confronto “storie in forma di monili” campani e delle lontane Cicladi.
La bellezza di monili racconta dimensioni, racconta gusto, moda, diventa protagonista di riflessioni. Certamente racconta il livello a cui arriva l’arte orafa in luoghi distanti come Delos e Pompei, ma da sempre centro di scambio e punto di incontro di culture e religioni: nell’esposizione Vanity si potranno ammirare circa 300 gioie tra gemme, collane, fibule, orecchini, anelli ed armille in oro, argento, bronzo, con inserti in materiali preziosi e semipreziosi (avorio, pietre, paste vitree, corallo, perle ecc.), provenienti da Delos e dalle altre Cicladi saranno esposti accanto a gioielli rinvenuti a Pompei, ma anche da Longola, Sarno, Paestum, Oplontis, Terzigno ed Ercolano.
Stupisce un po’ ritrovare in questa esposizione armille che fino a qualche giorno fa erano a Ercolano in una mostra similare, che è tutt’ora in corso, SplendOri (in questo caso legata alla triste storia degli scheletri trovati nelle fornici dell’antica spiaggia). Un atto dovuto forse che comporta che per qualche mese si spostano riducendo la bellezza di una esposizione temporanea per entrare in un’altra. In Vanity si potrà vedere, in relazione ad altre gioie, pure il famoso Bracciale d’oro dell’omonima casa, che era precedentemente ancora esposto nella mostra ‘Tesori sotto i lapilli’ in parte ancora in corso.
La mostra, progettata da Kois Associated Architects, è stata presentata alla stampa il 9 maggio alla presenza del Direttore ad interim del Parco Archeologico di Pompei, Alfonsina Russo e dei curatori Massimo Osanna e l’Eforo delle Cicladi, Dimitrios Athanasoulis. Ed è stata sostenuta da Ministero Beni Culturali, dal Ministero della cultura greco, Dall’Eforato delle Cicladi e dalla casa editrice Electa che appronterà il catalogo al più presto.
L’allestimento è stato realizzato in uno spazio nuovo della Palestra Grande: finestre trasparenti del porticato ovest danno direttamente sulla palestra e scatole nere, che contengono i gioielli, sono quasi ‘nascoste’ negli anfratti. A terra, figure di affreschi pompeiani in grafica contemporanea danno vita al porticato. Il percorso della mostra, segue un criterio espositivo geografico (le Cicladi e la Campania, con epicentro Pompei) e cronologico (dall’VIII secolo fino all’eruzione del 79 d.C.).
“Pompei e Delos – dichiara il Direttore ad interimdel Parco archeologico di Pompei Alfonsina Russo – oltre all’eccezionale stato di conservazione che li contraddistingue e alla grande importanza dell’architettura pubblica e residenziale, hanno vissuto, analogamente, “un’epoca d’oro” intorno al II secolo a.C. Il benessere e la prosperità, testimoniati dai numerosi oggetti preziosi esposti, sono appunto l’espressione di un’economia in espansione che accomunava entrambe le realtà, tra loro connesse.”
“A conferma degli stretti legami tra le diverse aree del Mediterraneo – dichiara Massimo Osanna, curatore della mostra – i gioielli provenienti da Delos e dalle altre
Cicladi saranno esposti accanto a gioielli coevi provenienti principalmente da Pompei, e, in alcuni casi, da altri siti rilevanti dell’area campana, con due approfondimenti, agli opposti estremi cronologici, sulle Cicladi e sulla loro straordinaria civiltà preistorica, e, per l’età romana, su Pompei e sugli altri siti vesuviani, nei quali la distruzione del 79 d.C. ha determinato la conservazione di uno straordinario assortimento di gioielli, eccezionale dal punto di vista quantitativo e ritenuto pressoché unico nel mondo antico”.
Cicladi saranno esposti accanto a gioielli coevi provenienti principalmente da Pompei, e, in alcuni casi, da altri siti rilevanti dell’area campana, con due approfondimenti, agli opposti estremi cronologici, sulle Cicladi e sulla loro straordinaria civiltà preistorica, e, per l’età romana, su Pompei e sugli altri siti vesuviani, nei quali la distruzione del 79 d.C. ha determinato la conservazione di uno straordinario assortimento di gioielli, eccezionale dal punto di vista quantitativo e ritenuto pressoché unico nel mondo antico”.
“I gioielli provenienti da Delos e in generale dalle Cicladi – afferma Demetrios Athanasoulis, Eforo delle Cicladi e co-curatore della mostra – offrono una panoramica più variegata dal punto di vista della cronologia e dei contesti di provenienza (necropoli, abitati, santuari). Tra i gioielli greci, eccezionali sono quelli provenienti da Delos, in particolare dall’abitato, risalenti a un periodo in cui strettissimi erano i rapporti commerciali e culturali tra l’area campana e l’isola cicladica, porto franco frequentato da mercanti di tutto il Mediterraneo, con una massiccia presenza di negotiatores italici”.