Jan Fabre, arricchisce con le sue opere il Pio Monte della Misericordia di Napoli. Quattro nuove sculture in corallo rosso entrano a far parte permanentemente della famosa Cappella famosa per Le sette opere di Misericordia di Caravaggio. Coerentemente con la mission e la tradizione culturale dell’Istituto, continua a commissionare opere d’arte ad artisti contemporanei, proprio come fece per esempio con Caravaggio, Battistello Caracciolo, Luca Giordano.
Sabato 21 dicembre (ore 11) viene inaugurato questo corpus di quattro opere create da Jan Fabre proprio per il Pio Monte, in un dialogo profondo anche con le opere seicentesche. Le sculture, ciascuna alta 110 cm e del peso di circa 50 kg e interamente ricoperte di corallo rosso (sotto forma di roselline, perle e mezze perle e di piccoli cornetti) hanno al centro un cuore. Il riferimento concettuale al cuore è chiaro: dimensione fisica e spirituale, rappresenta la compassione e l’amore, il luogo in cui il sentimento e il pensiero si sublimano. Ha un valore simbolico anche la scelta del corallo, materiale naturale che, sebbene raro e prezioso, carico di significati simbolici ed implica una suggestione spirituale di energia e di forza vitale.
Altri elementi simbolici sono presenti nelle quattro opere e rimandano al dialogo con il contesto del Pio Monte.
La Purezza della Misericordia ha il giglio, attributo dell’immacolata purezza di Maria e la mascella d’asino come metafora direttamente prelevata dalle “Sette Opere di Misericordia” di Caravaggio (1606 -1607) per indicare l’atto di “dare bere agli assetati”.
La Libertà della Compassione propone la colomba, simbolo dello Spirito Santo, e rinvia al “San Paolino che libera lo schiavo” di Giovan Bernardo Azzolino (1626-1630).
La Rinascita della Vita con l’edera, figura della resurrezione e della vita eterna, che avvolge la croce, simbolo centrale del cristianesimo e albero della vita, intende porsi in dialogo con la “Deposizione” di Luca Giordano (1771).
La Liberazione della Passione nella quale la torcia, emblema di illuminazione e di speranza, e la chiave, simbolo di San Pietro e della porta del regno dei cieli, si pongono in rapporto con il “San Pietro che resuscita Tabithà” di Fabrizio Santafede (1611).
Le opere sono state inserite in quattro nicchie delle cappelle laterali identificate dal Governo del Pio Monte della Misericordia, con il pieno assenso della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli,
Presente pure una pubblicazione che affianca il progetto espositivo, edita da Electa Mondadori e a cura di Melania Rossi, contiene testi di Luigi Pietro Rocco di Torrepadula, Gianfranco D’Amato e Vincenzo Liverino, saggi di Stefano Causa, Bianca Cerrina Feroni, Dimitri Ozerkov, Melania Rossi, Els Wuyts, oltre ai disegni collage realizzati dall’artista.
Il progetto è stato reso possibile grazie alla generosità e all’amore per l’arte del collezionista Gianfranco D’Amato, e di Enzo Liverino, proprietario di una storica azienda che lavora ed esporta corallo.
L’installazione, a cura di Melania Rossi, è realizzata con il contributo dello Studio Trisorio e apre al pubblico il 22 dicembre.