“I mesi freddi non aiutano con i virus respiratori, e poi ci sarà anche il fattore confondente dell’influenza. Per questo è possibile che ci sia questa seconda ondata. Ma potrebbe anche essere di dimensioni assai più modeste perché la affronteremo con mascherine e distanziamento, armi che non avevamo all’inizio dell’epidemia di febbraio. Dobbiamo essere responsabili e molto dipende anche dai ritorni che avremo rispetto a politiche di riapertura di determinate attività produttive”.
Lo ha dichiarato Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, a Repubblica. Parlando di mascherine, Locatelli, ha detto che “sì, ormai sono un riflesso condizionato. Chi esce di casa senza mascherina se ne rende conto subito. Abbiamo imparato la lezione soprattutto perché ha comportato un carico di dolore per tutti noi. Anche chi non è stato toccato personalmente dalla tragedia di una perdita, ha visto le immagini e letto le storie. Questo ha fatto aumentare la sensibilità al rispetto oltre che di sé stessi anche e degli altri. E ora queste misure non farmacologiche di prevenzione sono imprescindibili”. Sulle chiusure omogenee ha aggiunto: “Le parole del presidente del Consiglio e dei ministri Boccia e Speranza sono state chiare: fino al 18 teniamo un approccio uniforme, poi auspicabilmente, confortati dai dati epidemiologici, si possono pensare differenziamenti regionali. Sarà opportuno gestirli in modo condiviso e concertato per evitare distonie”. Poi sui trasferimenti da regione a regione: “Va vista l’evoluzione epidemiologica. Seguiamo un principio di gradualità e progressiva implementazione delle strategie di riapertura. Ovviamente si partirà da chi è in una situazione migliore. Noi tecnici facciamo analisi basate sull’evidenza e diamo suggerimenti e linee di indirizzo. Poi le decisioni toccano alla politica, con la quale abbiamo un dialogo rispettoso delle rispettive competenze e largamente improntato all’ascolto”.