Il Presidente del Comitato Scientifico di Adusbef (associazione dei consumatori e degli utenti di cui all’art 137 Codice del Consumo, componente del Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico) , avv. Giuseppe Sorrentino, è pronto a depositare una denuncia alla procura della Repubblica al fine di garantire effettività di tutela a quei diritti, di matrice Costituzionali, vilipesi dall’opera e dagli abusi perpetrati nel corso degli anni da parte di soggetti privati e pubblici in danno del fiume Sarno.
Il ritorno alla limpidezza delle acque del fiume, determinato dall’interruzione delle attività produttive per l’emergenza sanitaria in corso, trasmette un insegnamento chiaro ed univoco che dovrebbe essere raccolto e messo a profitto dalle istituzioni.
Adusbef, pertanto, si affianca ai comitati locali nella battaglia per la salvaguardia di uno dei presidi eco-culturali del territorio campano, di virgiliana memoria. Bisogna urlare basta, con tutto il fiato di cui si dispone, ai soprusi dei Tuttavilla e Piccolomini D’Aragona di turno.
Ogni sforzo di bonifica e riqualificazione, sottolinea l’avv. Sorrentino, perde di significato reale se non accompagnato anche da politiche sociali utili a smarcare il fiume dalla visione collettiva di “surrogato di rete fognaria”.
La parvenza di ritrovato splendore del fiume, generata dalla stasi produttiva, ci insegna che una seria politica di riqualificazione idrica ed ambientale non può prescindere da un’ opera di semplificazione legislativa che ne rafforzi le finalità preventive e repressive attraverso norme dal valore teleologico chiaro ed inequivoco.
Quella che è mancata negli ultimi anni è precisamente una attività di controllo e prevenzione che vedesse coinvolti in sinergia, tramite scambi di informazioni e coordinamenti di metodi intervento, tutti i soggetti a ciò istituzionalmente chiamati.
A chi è comoda, la confusione originata dalla sovrapposizione, senza raccordo, di melmose norme nazionali e regionali, considerando che esse producono come soli effetti quelli di favorire il fenomeno corruttivo che si annida tra le maglie della gestione delle risorse finanziarie destinate al bacino del fiume Sarno ed, al contempo, di garantire l’impunità a tutti quelli coinvolti nel “grande affare” ???
Non si può fingere di non vedere che ad incidere pesantemente sulla qualificazione dei reati eco-ambientali è la forte permeabilità della pubblica amministrazione alla corruzione ambientale.
I comportamenti denunciati assumono ancor maggior rilevo, rispetto alle ricadute economiche, continua l’Avv. Sorrentino, se considerati con riguardo al danno alla Salute procurato dalla scriteriata gestione dell’emergenza ambientale collegata al fiume Sarno.
Gia nel lontano 2003, quando fu istituita la commissione di inchiesta parlamentare veniva evidenziato, dall’allora direttore dell’Arpac, sotto l’aspetto epidemiologico, l’evidente nesso causale tra patologie e elementi inquinanti. Basti pensare che già nel 1997 il rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità segnalava la presenza nella zona del fiume Sarno di un indice di mortalità per cancro e leucemia superiore del 17% rispetto ad altre zone del mondo.
Bene, cosa è cambiato in 17 anni?
Bisogna, con determinazione, urlare basta al profilare di enti pubblici, Consorzi e gestioni commissariali che hanno come una ragione di vita il perseguimento di fini anticostituzionali quali l’inefficiente e “cattivo andamento della Pubblica Amministrazione”.
Si abbia il coraggio, conclude l’avv. Sorrentino, di abolire quegli enti, facilmente identificabili, che rappresentano il vero ostacolo ad una gestione ambientale, economica ed efficiente, del territorio.
fonte IL FATTO VESUVIANO