Il futuro delle banche e l’evoluzione del sistema finanziario post coronavirus sono al centro del dibattito tra i player del settore, alla luce delle nuove sfide messe in campo dall’emergenza.
Quello attuale, infatti, è un momento delicato per gli Istituti, che devono riuscire a dare sostegno alle famiglie e alle imprese non solo sul piano economico, ma anche sociale.
In questa crisi, la funzione delle banche ha assunto una forma del tutto diversa rispetto all’ultima recessione nel 2008, quando gli Istituti erano stati parte del problema.
Con il loro nuovo ruolo sociale, oggi sono infatti attori protagonisti della soluzione. Lo stato di salute del settore è altrettanto cambiato rispetto ad allora, forte di una situazione patrimoniale più robusta, alla base della sostanziale tenuta dell’ecosistema e di un’expertise più avanzata nella gestione dei crediti deteriorati.
Quella che ci attende sarà la più grande prova di leadership per le banche, che hanno il compito di trasmettere nuova fiducia e immaginare nuovi modelli di business più resilienti e anti fragilità, in un contesto agile costruito su nuovi valori.
Stiamo passando dall’età dell’automazione a quella dell’emozione, dove le banche diventeranno come una sorta di organismi biologici, più umanizzati, autentici ed empatici, veri partner di fiducia per le imprese e le persone.
La trasformazione digitale abbraccia tutti i nuovi paradigmi in gioco e, se il settore bancario era già ampiamente orientato verso questa direzione, la crisi in tre mesi gli ha fatto fare un balzo di almeno 3 anni in avanti. Questo non vale solo per le banche, ma per tutti i settori e anche per i cittadini.
Secondo una ricerca di Accenture, infatti, il 10% degli italiani che prima dell’emergenza preferiva svolgere le proprie operazioni esclusivamente all’interno delle filiali, passerà in futuro ai canali digitali. Le filiali stesse erogheranno, quindi, i servizi di consulenza online. Ciò consentirà di portare a scala lo smart working, agevolando le richieste dei dipendenti e permettendo un risparmio dei costi di real estate.
Ci sono solide basi dunque affinché i passi avanti fatti con la spinta della crisi diventino cambiamenti strutturali.
Per il 2020, ormai, è difficile immaginare un outlook positivo e il futuro appare altrettanto incerto, ma la digitalizzazione consentirà quantomeno un risparmio in termini di costi per il sistema bancario. Ma questa crisi non va sprecata, ma usata come occasione per fare una sorta di reset, eliminando tutte le iniziative ad alto sforzo e basso impatto.
In questo scenario, si prevede per il 2020 un calo dei ricavi pari al 5/7%, una crescita delle rettifiche su crediti del 40/50% e un conseguente impatto negativo sui profitti pre-tax del 50/60%.
La creazione di un nuovo modello operativo basato sul digitale può consentire un risparmio dei costi fino al 15% e, accompagnato a una rinnovata relazione di fiducia con la clientela e all’implementazione di una nuova offerta di servizi data driven, nel 2022 potrebbe portare a una crescita dei ricavi fino al 4%.