Rolex e denaro contante per i parlamentari Antonio Pentangelo e Luigi Cesaro che all’epoca dei fatti, prima del 2012, ricoprivano ruoli di governo Provinciale. E’ questo, secondo quanto emerge dalle indagini nell’ambito dell’inchiesta Olimpo 3, il prezzo che ha dovuto sostenere l’imprenditore Adolfo Greco per ricevere tutti i permessi e le autorizzazioni necessarie alla realizzazione della riqualificazione dell’ex area industriale Cirio. Ma non solo le indagini hanno consentito di accertare che il commissario Biondi era legato da uno stretto rapporto personale e professionale a Cesaro Luigi e al figlio con cui Biondi condivideva lo studio professionale. Quale corrispettivo di tale nomina pilotata, Greco Adolfo e Polese Tobia corrispondevano: a Pentangelo Antonio un orologio marca Rolex di ingente valore economico ed a Cesaro Luigi la somma in contanti di euro 10.000.
Greco inoltre interveniva sull’imprenditore Imperati Giuseppe affinchè questi concedesse in locazione al partito Forza Italia l’immobile sito in Napoli, piazza Bovio, da adibire a sede del partito, per un canone pari a 3000 euro in luogo della originaria richiesta di euro 5000 euro, e forniva altresì sostegno per la campagna elettorale regionale del 2015 al figlio di Cesaro Luigi. Al fine di ottenere il rilascio del permesso a costruire, Greco, per il tramite dell’ing. Antonio Elefante, elargiva inoltre al commissario ad acta Maurizio Biondi la somma complessiva di euro 12.000,00 a fronte della quale otteneva l’adozione della determina commissariale di accoglimento del 13.04.2016. Dalle conversazioni intercettate emergeva che la somma consegnata da Greco all’ing. Elefante, destinata a Biondi Maurizio, ammontava complessivamente a 20.000,00 euro, e che Elefante rimetteva al Biondi “solo” 12,000 euro, trattenendo per sé la differenza. “Le circostanze ricostruite nell’inchiesta della Procura di Torre Annunziata rimandano alla memoria le pagine della peggiore Tangentopoli – scrive in una nota il consigliere Regionale M5S Vincenzo Vitaglione – Presunti episodi di corruzione che sarebbero stati remunerati con poche migliaia di euro e un regalino di valore. E ancora una volta nel mirino ci finisce la campagna elettorale per le regionali del 2015, già oggetto un’inchiesta per voto di scambio. In entrambi i casi campeggia la figura dell’allora deputato e oggi senatore Luigi Cesaro, in buona compagnia, oltre che delle preoccupazioni per le sorti politiche del figlio e capogruppo FI in consiglio regionale, anche del suo successore alla presidenza della Provincia di Napoli e in forza commissione antimafia alla Camera Antonio Pentangelo. Oltre che del capogruppo Pd in Consiglio regionale Mario Casillo e di suoi dirigenti locali di partito. L’auspicio è che l’indagine faccia presto chiarezza sui fatti contestati e soprattutto su personaggi che, con il loro bel carico di pesanti imputazioni, i nostri cittadini li ritroveranno presto tra palchi e comizi a narrare il proprio progetto di Campania tra rilancio e legalità”. Anche il Movimento 5 Stelle nazionale chiede le dimissioni del Deputato Antonio Pentangelo quale membro della Commissione Antimafia. “Ancora una volta Forza Italia si dimostra un serbatoio di arrestati corrotti e corruttori. Entrambi i parlamentari di Forza Italia sono stati coinvolti in qualità di ex presidenti della Provincia di Napoli – si legge sul blog del Movimento – Sono proprio loro, insieme agli amici della Lega e di Fratelli d’Italia a chiedere la sfiducia di Alfonso Bonafede, il ministro della Giustizia che ha firmato la legge Spazzacorrotti e che ha voluto il rafforzamento dei trojan e di altri strumenti di indagine innovativi ed efficaci contro il malaffare. In fondo possiamo dire che tutto torna, tutto si spiega”.
“Resto esterrefatto nell’apprendere la notizia di un mio paventato coinvolgimento in ipotesi di reato per una vicenda della quale viene fornita, per la mia posizione, una ricostruzione totalmente distante dalla realta’. Ho sempre agito, da sindaco prima, da presidente della Provincia poi e oggi da parlamentare, nell’assoluto rispetto della legge”. Lo sottolinea in una nota il deputato Antonio Pentangelo, indagato per corruzione dalla procura di Torre Annunziata nell’ambito di una inchiesta sulla riqualificazione della ex Cirio di Castellammare di Stabia. “Tutti gli atti da me compiuti sono stati sempre ed esclusivamente finalizzati al perseguimento del pubblico interesse – aggiunge – ciò mi rende sereno e fiducioso anche in questo caso. Nutrendo, per formazione personale e per tradizione familiare, profondo rispetto per le istituzioni, continuerò a svolgere il mio ruolo come e’ giusto che sia ma non parteciperò ai lavori di commissioni nelle quali ho l’onore di sedere in attesa di chiarire la mia posizione prima possibile”.
Anche il senatore Luigi Cesaro si dichiara estreneo: “Apprendo dell’iniziativa della procura di Torre Annunziata e, confermando la mia fiducia nella magistratura, auspico che mi sia data in tempi stretti la possibilità di chiarire la mia totale estraneità alle vicende e ai fatti contestatimi, al pari di quanto accaduto in passato su vicende nelle quali sono stato ingiustamente coinvolto come gli esiti successivi hanno confermato”.