Il 17 maggio rappresenta una data storica e simbolicamente forte: in oltre trenta Paesi si celebra la “Giornata Mondiale contro l’omofobia”. Un momento di riflessione internazionale, di denuncia, contro l’avversione ingiustificata ed ossessiva verso l’omosessualità.
Nel 2020 c’è ancora – purtroppo – bisogno di combattere per il diritto all’amore che, in buona sostanza, si concretizza nella libertà di amare chi si vuole, a prescindere dal sesso, e godere dei diritti che la Costituzione della Repubblica italiana sancisce.
Questa giornata è una occasione importate anche per evidenziare alcuni principi fondamentali di civiltà per quanti ancora non riconoscono valore all’amore omosessuale e non vogliono vederne riconosciuta l’esistenza in un mondo in cui gay e lesbiche rappresentano, secondo i dati riportati dall’OMS, circa il 10% della popolazione. Tuttavia, i ripetuti fatti di cronaca ai danni della comunità omosessuale, ci indica quanto l’effettivo raggiungimento delle pari opportunità e lo sradicamento della discriminazione sia ancora lontano.
Il 17 maggio 1990, l’assemblea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) cancella l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali, mettendo fine a secoli di pregiudizi, discriminazioni e violenza. Nel 2004, da una idea di Louis Georges Tin, scrittore francese e attivista per i diritti LGBT, nasce la Giornata Mondiale contro l’omofobia che viene ufficialmente istituita dall’Unione europea in seguito ad alcune dichiarazioni di autorità polacche contro la comunità LGBT.
L’Italia aderisce all’LGBTI Core Group dell’ONU, alla piattaforma Equal Rights Coalition e all’organizzazione intergovernativa Global Equality Fund.
“La ricorrenza del 17 maggio è stata scelta, in ambito internazionale, per promuovere il contrasto alle discriminazioni, la lotta ai pregiudizi e la promozione della conoscenza riguardo a tutti quei fenomeni che, per mezzo dell’omofobia, della transfobia e della bifobia, perpetrano continue violazioni della dignità umana”, afferma in una nota il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“Le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale costituiscono una violazione del principio di eguaglianza e ledono i diritti umani necessari a un pieno sviluppo della personalità umana che trovano, invece, specifica tutela nella nostra Costituzione e nell’ordinamento internazionale. È compito dello Stato garantire la promozione dell’individuo non solo come singolo, ma anche nelle relazioni interpersonali e affettive. Perché ciò sia possibile, tutti devono essere messi nella condizione di esprimere la propria personalità e di avere garantite le basi per costruire il rispetto di sé. La capacità di emancipazione e di autonomia delle persone è strettamente connessa all’attenzione, al rispetto e alla parità di trattamento che si riceve dagli altri. Operare per una società libera e matura, basata sul rispetto dei diritti e sulla valorizzazione delle persone, significa non permettere che la propria identità o l’orientamento sessuale siano motivo di aggressione, stigmatizzazione, trattamenti pregiudizievoli, derisioni nonché di discriminazioni nel lavoro e nella vita sociale”, conclude il presidente della Repubblica.
In occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, la Farnesina riafferma l’impegno dell’Italia sul piano internazionale a sostegno della lotta contro ogni forma di intolleranza e di discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere. Si tratta di una delle priorità dell’attuale mandato dell’Italia in Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (2019-2021). L’Italia è infatti parte del Global Equality Fund (GEF), fondo internazionale istituito nel 2011 su iniziativa statunitense per finanziare progetti volti a tutelare e promuovere i diritti delle persone LGBTI.
In questo particolare momento, il pregiudizio ancora diffuso in molte realtà nei confronti delle persone LGBTI si somma alle misure di contenimento volte a contrastare la diffusione del COVID-19, alimentando stereotipi negativi e prestando il fianco all’amplificarsi di violenze e abusi, anche nella forma di restrizioni all’accesso ai servizi sanitari e sociali, mettendo a repentaglio lo stesso diritto alla vita.
A testimonianza del suo impegno per una mitigazione delle conseguenze negative della diffusione della pandemia, e nella ferma convinzione che nessuno debba essere dimenticato, marginalizzato, o lasciato indietro – più che mai in questo momento di crisi globale – l’Italia ha recentemente aderito ad una dichiarazione congiunta dei Paesi aderenti all’Equal Rights Coalition (ERC), piattaforma di cooperazione internazionale di cui fa parte anche il nostro Paese, che si propone di favorire lo scambio di informazioni e buone prassi in tema di diritti delle persone LGBTI. La dichiarazione evidenzia l’importanza di limitare le ripercussioni negative della pandemia in corso sulle persone LGBTI che – ancor di più durante l’attuale crisi sanitaria – risultano tra le categorie più a rischio di marginalizzazione, discriminazione e violenza.
MARIA LOMBARDI