L’ultimo rimprovero che si fa al premier, riguarda il sì personale, senza riserve, al prestito chiesto dalla Fca, ovvero la Fiat. L’opposizione ma anche parte del suo governo gli da notare che gli Agnelli, ora Elkann, hanno sede legale in Olanda e Inghilterra e da quelle parti pagano le tasse, meno che in Italia ovviamente, e che sarebbe doveroso chiedere il prestito a quei Paesi. Conte, come la stessa Fca, obietta. Fa notare che il prestito, come da garanza morale dell’industria, servirebbe solo e soltanto per la produzione negli insediamenti italiani.
C’è chi a sinistra va oltre, tirando in ballo la potenza editoriale nel frattempo creata da Elkann, proprietario ormai sia di Repubblica che della Stampa, oltre che di una catena di giornali locali, con annessa possibilità, quindi, di condizionare le scelte del governo. Crediamo a quest’ultima obiezione, i giornali fanno politica ma i governi, pur leggendoli, non si fanno dettare linee editoriali da loro, Conte non è uno sprovveduto. L’unico discorso meritevole di approfondimento a noi sembra un altro, cioè il continuo e storico dar soldi governativi alla più grande industria italiana e magari anche la necessità di sottolineare che con sedi legali all’estero lo smacco governativo è amplio ma forse risolvibile, nell’unica maniera possibili, creare condizioni fiscali se non proprio da paradiso almeno da purgatorio.
Il partito degli agguati è dietro l’angolo e di varia composizione. L’avvocato del popolo lo sa benissimo. Prima o poi tornerà alla carica, attenzione a Renzi ma non solo lui. Tuttavia, in questo delicatissimo momento, il male minore, volendo prenderla alla pessimista, è certamente meglio di un grosso guaio, di vuoto di potere e di elezioni che da noi hanno campagne lunghissime, fatte di chiacchiere inutili e di promesse per il dimenticatoio.