Crisi ai vertici dell’Associazione nazionale magistrati. Al termine di una riunione del comitato direttivo centrale andata avanti per circa 10 ore, che aveva all’ordine del giorno la mozione di Magistratura indipendente sull’anticipazione delle elezioni per il rinnovo dei vertici da ottobre a luglio e le modalità del voto telematico, ma che è stata teatro di una polemica tra i gruppi sulla questione delle nuove intercettazioni, apparse nei giorni scorsi sulla stampa, emerse dagli atti dell’inchiesta di Perugia, Area e Unicost hanno lasciato la giunta, e si sono dimessi il presidente, Luca Poniz, e il segretario, Giuliano Caputo.
Per ora resta in giunta il gruppo di Autonomia e Indipendenza, che ha un solo rappresentante, Cesare Bonamartini, vicesegretario. La riunione, che ha bocciato la mozione di Mi sull’anticipo delle elezioni, e ha quindi confermato il voto a ottobre, si è riconvocata per lunedì, per individuare una nuova composizione che gestisca il governo dell’Associazione fino alle elezioni. Con le dimissioni dei componenti di Area e Unicost, le correnti rispettivamente del presidente Poniz e del segretario Caputo, la giunta rischia lo scioglimento. I gruppi si sono dati 48 ore di tempo per tentare una ricomposizione che consenta di arrivare a ottobre, quando si voterà (il 18, 19 e 20).
Toghe insomma nella bufera. Monta la paura di un rischio generale per giustizia e istituzioni. Chat che manifestano intenzioni di interventi mirati contro politici di destra, sentenze che destano sconcerto, inchieste di magistrati contro altri magistrati, che si arrestano addirittura fra loro, Insomma svilito il Csm dopo l’inchiesta che ha coinvolto Palamara e molti altri magistrati. Le toghe hanno toccato forse il momento più basso della loro storia e fanno emergere la necessità di interventi di riforma, visto che dall’interno le lotte fra correnti non portano ad alcuna soluzione. L’indirizzo dovrà essere lavorare di più lasciandosi guidare dalla legge più che dalle proprie convinzioni politiche.