La Corte di Cassazione, nel rigettare il ricorso, ha stabilito “In presenza di gravi infermità, il condannato presenti margini di pericolosità sociale che, nel bilanciamento tra le esigenze del condannato stesso e quelle della difesa sociale, facciano ritenere necessario un residuo e più tenue controllo da parte dello Stato”. Ed Inoltre “Si deve riconoscersi che il Tribunale di Bologna ha, in modo adeguato e logico, scartato la concreta possibilità dell’applicazione dell’istituto surrogatorio stante la persistente compatibilità delle condizioni fisiche di C.M. con il regime inframurario, in una situazione complessivamente tale da precludere l’accesso al contesto detentivo domestico”.